Conto alla rovescia: -59

Conto alla rovescia: -59

La Destra litiga sempre su tutto, tutti odiano tutti ma ieri hanno trovato l’accordo come niente fosse: a Palazzo Chigi chi prende più voti (cioè Meloni) e spartizione dei collegi in base agli attuali sondaggi.
Come si spiega che tutti i nodi siano stati sciolti con tanta velocità e semplicità? La mia risposta è solo una: sentono di avere vinto, sentono che stavolta – mai come in passato – possono veramente “prendere tutto” e non vogliono fare errori, non vogliono correre rischi. E mentre Letta sta sempre più faticosamente cercando di iscrivere nuovi nomi al suo “Registro delle Opposizioni”, la Marcia su Roma continua.
Ma la spartizione di ieri fotografa anche un altro fatto: la totale marginalità della componente moderata, sempre che questa esista. Nella spartizione dei collegi l‘estremismo sovranista e xenofobo si prende circa il 77% del bottino, lasciando a Forza Italia e ai micronarcisismi di centro solo le briciole. Berlusconi può dire quanto vuole “ci danno il 10 ma avremo il 20” ma resta il fatto che il suo soggetto politico è finito, non perché se ne vanno Brunetta o Gelmini, ma perché non è mai stato altro e più che un partito personale, decadendo la persona, decade il partito. C’è stato un gaullismo dopo De Gaulle, un peronismo dopo Peron, non ci sarà un berlusconismo dopo Berlusconi.
Nel 1994 Forza Italia ha ricoperto una funzione storica indubbia: ha dato un lessico e un contenitore di destra liberale a un elettorato in fuga dalla DC pronto a finire dentro il MSI o la Lega Nord. E nel primo governo Berlusconi erano effettivamente presenti ministri conservatori ma rispettabili come poi non se ne vedranno più… Urbani, Martino, Biondi, Podestà, Fisichella – il teorico di Fiuggi – di destra certo, ma con una caratura intellettuale e un lessico delle Istituzioni che oggi la Destra si sogna.
Il problema – come diceva Indro Montanelli – è che in Italia la destra liberale e moderata semplicemente non esiste e presto o tardi il manganello salta sempre fuori. E la spartizione di ieri lo ha dimostrato: non parliamo più di centrodestra, semmai di destracentrino.
Autore: Marco Cucchini (C)

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