Parole, parole, parole… parole tra noi…

Parole, parole, parole… parole tra noi…

Un paio di giorni fa Pierluigi  Bersani, Riccardo Nencini e Nichi Vendola hanno firmato la lettera d’intenti alla base del patto elettorale “democratico e riformista” che si presenterà alle elezioni, nei fatti archiviando l’agenda Monti.

Non è una lettera, ma una letterona di quasi 5.000 vocaboli spalmati su una decina di pagine. E quale idea ne esce? beh, proviamo a capirlo, contando le parole chiave…

  • Sinistra. Parola tabù, compare una volta sola, nell’introduzione… come per liberarsene subito, più fortunata la parola Centro (in senso politico), che compare due volte;
  • Lavoro. 14 parole, non sono poche. Almeno dal punto di vista del Discorso Politico, il Lavoro sta al centro…
  • Uguaglianza. 5 volte;
  • Merito. 0 volte. Rimosso. Non esiste;
  • Solidarietà. 1 volta, di striscio;
  • Democrazia. 16 volte;
  • Libertà. 3 volte, ma mai quella individuale;
  • Diritti. 9 volte;
  • Europa. 21 volte;
  • Patria. 0 volte… Paese invece 14.
  • Sviluppo. 3 volte, sempre sostenibile;
  • Mezzogiorno. 3 volte;
  • Donne. 6 volte, più fortunate degli Omosessuali, citati 0 volte;
  • Giovani. 3 volte;
  • Anziani. 0 volte;
  • Impresa. 3 volte, batte Operaio che compare due volte sole (dove gli si dice di non essere in competizione con l’impresa) e Precario, che appare una volta sola.
  • Patto batte Conflitto con un punteggio tennistico: 6-3.

La lettura conferma un’impressione a carattere generale. La lettera d’intenti – condivisibile o meno – appare come un prodotto dell’ideologia socialdemocratica e laborista del ‘900. C’è molta retorica sulla Democrazia, sull’Europa, sull’Uguaglianza. Sul piano economico si attribuisce una centralità un po’ stantia al Lavoro e sembra lontano il mondo di chi vuole crescere, di chi vuole cambiare, di chi immagina scenari rinnovati.

La lettera d’intenti è sintomatico di un centrosinistra che non ha saputo cogliere appieno i cambiamenti profondi degli ultimi anni. Di globalizzazione o di povertà si parla una volta sola. Di Internet non si parla mai così come non si accenna mai, neppure di sfuggita, al principio e l’importanza del merito. Insomma, magari questa lettera a qualcuno piacerà, ma difficilmente si può dire che si tratti di un documento innovativo e capace di guardare al futuro.

E soprattutto, tra le molte righe, non si riesce a cogliere un’anima, un filo comune, un’idea d’Italia. E’ inutile citarla per 41 volte, se poi non si sa che cosa sia e che cosa si voglia farla diventare…

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