Cosa dicono gli italiani ai politici

Cosa dicono gli italiani ai politici

Cosa dicono gli italiani ai politici

28/01/2013 – L’era dei social network permette un contatto senza precedenti. Purtroppo

Perché non parlare con i propri politici? E come si fa visto che ora non è più possibile -o quasi- relazionarsi con i rappresentanti a causa della legge elettorale? Semplice, si parla con i social network.

PARLATEGLI – Se volete potete farlo grazie ad un’app che permette di mettere insieme i profili di tutti i candidati alle prossime politiche. Parliamo di Twit Antonio, una novità che consentirà agli elettori di “parlare” con i candidati rivolgendo loro direttamente delle domande. Il riferimento a “vota antonio” di Totò è voluto appunto perché si vuole incentivare la discussione. L’app è stata ideata da “un gruppo informale di cittadini, soprattutto italiani, che hanno a cuore i dati aperti e l’informazione libera”, autodefinitisi “comunita’ Sod – Spaghetti Open Data”.

TWITTANTONIO – L’utente può selezionare uno dei 681 candidati tramite i campi “nome”, “circoscrizione”, “lista”. “L’applicazione -spiega il Sod- non gestisce in alcun modo i profili degli utenti, nè accede alle informazioni degli stessi; l’applicazione non effettua alcun monitoraggio dei contenuti degli account dei singoli utenti, siano essi utenti, o candidati. Essa potrebbe effettuare il solo monitoraggio dell’utilizzo dell’hashtag #twitantonio; su tali contenuti, pertanto, potranno essere applicati strumenti di business analytics”.

MA QUALI DOMANDE? – Il punto però é: cosa hanno da dire gli italiani ai loro politici? Faranno proposte, domande, interventi dal contenuto pregnante? Siamo andati per voi a vedere sulle pagine social dei politici, ed ecco cosa abbiamo trovato. Sua Emittenza Silvio Berlusconi non si sente a suo agio con i social network per il semplice motivo che non è in grado di gestire il dissenso. Lui stesso nei giorni scorsi ha fatto capire al suo entourage di non apprezzare Twitter perché si trova costretto a subire gli insulti, le contumelie e gli attacchi degli oppositori. La cosa prosegue anche su Facebook, tanto che la sua pagina non contempla la possibilità per gli utenti di scrivere ciò che vogliono.

LE NON RISPOSTE DI BERSANI – E allora? Semplice. Il nostro prima lancia il sasso e poi aspetta che i sodali si scannino verbalmente con gli oppositori mentre lui non interviene. Restano solo i litigi della gente, il tutto mentre il Cavaliere è in altre faccende affaccendato. Pensate che sia una prerogativa di Berlusconi? No. Anche Pierluigi Bersani nella sua pagina Facebook non accoglie le domande. Si dichiara pronto ad un confronto tv ma qualsiasi quesito viene nascosto nel mare magnum di commenti che affollano ogni post. L’atteggiamento continua su Twitter ma a differenza del capo del Pdl accoglie le critiche. Non risponde ma si dimostra aperto al confronto. Quello che ottiene, come per Berlusconi, sono spesso e volentieri commenti da stadio, fra supporter innamorati e nemici con la bada alla bocca, roba da far rimpiangere la tv.

I SUGGERIMENTI DI MARIO MONTI – Tra i due litiganti? Mario Monti dimostra di avere una marcia in più non solo dal punto dei vista dei contenuti ma anche dal rapporto con l’utenza. Tanto per cominciare a differenza degli altri due è possibile scrivere sulla bacheca del Presidente del Consiglio uscente. E non è tutto. Monti “legge” sia su Facebook sia su Twitter e risponde, accoglie, attacca nel caso d’insulti. Le domande rivolte riguardano le prospettive per uscire dalla crisi, come il nuovo esecutivo politico potrà raccogliere l’eredità del tecnico, come si pensa di abbassare il debito e sopratutto, e questo lo sentono in molti, se sarà possibile in futuro scollegare la politica dalla finanza. La sua comunicazione riesce spesso a “chiamare” feedback diversi da quelli dei suoi principali contententi. Ma non si salva nemmeno lui dagli squallidi insulti da ultras del nuovo che avanza.

CAMBIO DI POLITICA – Notiamo subito una differenza. Bersani e Berlusconi propongono parole come se queste cadessero dall’alto. Io vi dico, voi andate. Mario Monti invece cerca il confronto. In caso di critiche violente anche in passato non ha mancato di ricordare che si sarebbe arrivati alle denunce ma quantomeno non si tira indietro rispondendo anche a domande scomode come nel caso di Montepaschi Siena. A proposito, Bersani ci ha provato a spiegare come sia necessario porre un argine alla finanza creativa. Ma poi gli hanno fatto notare che in un certo senso il Pd era legato ai fatti di Siena e che per questo motivo forse “un bel tacer non fu mai scritto”. Tant’è che si è tornato a parlare di campagna elettorale.

LO TSUNAMI GRILLINO – Ed a proposito come dimenticarci di Beppone? Beppe Grillo ha fatto della condivisione il suo grido di battaglia. Su Facebook ha superato il milione di “like” non consentendo però ai fedelissimi di scrivere sul muro. Cosa gli chiedono i militanti? Niente. Rispondono a quelle che sono le invettive dell’ex comico che oggi sembra avercela con Ingroia (uno per uno non fa male a nessuno). Non ci sono domande. Dall’alto si parla del tema e tutti dietro. Come nel caso dei giovani in parlamento, dell’intervista alla tv svedese, allo tsunami tour ovviamente non coperto dalla stampa collusa con il Potere. Niente domande. La storia continua anche su Twitter ma in questo caso a farla da padrona è lo tsunami tour. Nessuna domanda. O meglio una: “perché i media non ne parlano?”.

L’ATTENZIONE D’INGROIA – Per chiudere rivolgiamo la nostra attenzione all’ultimo grande uomo di questa campagna elettorale, ovvero Antonio Ingroia. La pagina ufficiale di Rivoluzione Civile è aperta a tutti e gli utenti più che attaccare gli avversari chiedono delucidazioni sui programmi, sulle liste, sui contenuti. Un movimento che poco alla volta sta acquisendo sempre più potere. Anche su Twitter le parole dell’ex magistrato vengono riprese e commentate dai suoi probabili elettori. Anzi, in qualche caso arriva la risposta diretta come per la domanda di Barbara Collevecchio che ha chiesto ad Ingroia cosa pensasse del Cie. L’ex magistrato ha risposto così: I Cie sono una barbarie. Un piccolo gesto che dimostra quanto sia importante la relazione con l’elettorato. I leader si parleranno pure addosso, ma la base non è che ci faccia più bella figura, spesso e volentieri.

Fonte: giornalettismo.it | Autore: Maghdi Abo Abia

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