Le elezioni regionali in Basilicata

Le elezioni regionali in Basilicata

L’ultimo vero test elettorale prima delle Europee arriva in un feudo storico del centrosinistra: la Basilicata. Scopriamo quali sono le liste, i candidati e la legge elettorale.

Domenica 24 marzo, dalle 7 alle 23, i cittadini della Basilicata saranno chiamati a eleggere il nuovo Presidente della Giunta Regionale. Le elezioni arrivano a ben 5 anni e 4 mesi di distanza dalle precedenti, dopo l’arresto del Presidente uscente Marcello Pittella (PD) il 6 luglio 2018 e le sue dimissioni il 24 gennaio di quest’anno. La data originaria per il voto era stata fissata a gennaio, poi rinviata a maggio 2019 insieme alle Europee, e infine nuovamente anticipata da una sentenza del TAR di inizio anno. Al di là di tutti i rinvii, lo scenario delle elezioni in Basilicata è particolarmente difficile da leggere, visto che tutte e tre le principali forze politiche hanno motivo di sperare in un buon risultato. Vediamo perché.

Il pattern delle regionali 2019

Le elezioni in Basilicata sono le ultime di un trittico di regionali che si è aperto un mese e mezzo fa con le elezioni in Abruzzo ed è proseguito due settimane dopo con quelle in Sardegna.

Questi primi due i casi erano accomunati da uno schema simile: si trattava di due regioni che avevano fino ad allora sempre cambiato maggioranza regionale; negli ultimi 5 anni le aveva amministrate il centrosinistra, che si presentava però con due candidati diversi rispetto all’incumbent; entrambi (Legnini in Abruzzo, Zedda in Sardegna) venivano accreditati, se non della possibilità di vincere le elezioni, quantomeno della chance di complicare la vita al centrodestra favorito; ma anche il risultato è stato simile: il centrodestra che vince con un vantaggio intorno ai 15 punti sul centrosinistra e il Movimento 5 Stelle nettamente staccato in terza posizione.

Questo pattern può ripetersi anche in Basilicata? Anche se non sarà l’ultima occasione elettorale prima delle Europee del 26 maggio (il 28 aprile votano infatti 36 comuni in Sicilia, fra cui Caltanissetta), si tratta di un’importante occasione per verificare l’effettiva sussistenza del trend emerso nelle ultime settimane: parliamo della crescita del PD dopo le primarie, che ha fatto risalire nettamente i democratici da quel 17% a cui erano rimasti inchiodati per tutto l’anno scorso. La Supermedia di oggi, infatti, certifica il Partito Democratico sopra il 20% per la prima volta dal periodo precedente le Politiche 2018. Ma basterà l’effetto Zingaretti e una crescita del 3% in 4 settimane a rendere nuovamente competitivo il centrosinistra?

Una regione “rossa”?

Un’altra differenza sostanziale con le altre due regioni, e che potrà avere un impatto sulle elezioni è la recente storia politica regionale. Come dicevamo, Abruzzo e Sardegna sono sempre state regioni swing, soggette a cambi di maggioranza in tutte le tornate regionali dall’introduzione dell’elezione diretta del Presidente. La Basilicata, invece, è sempre stata saldamente in mano al centrosinistra sin dal 1995. Addirittura, in tutte le elezioni regionali dal 2000 in poi, il candidato di centrosinistra non ha mai ottenuto meno del 60%, portando la regione a essere considerata “rossa” al pari di quelle del Centro Italia.

Tuttavia, il 4 marzo 2018, anche questa tendenza si è infranta contro l’ondata del Movimento 5 Stelle in tutte le regioni del Sud. Nonostante il 19,6% del centrosinistra sia stato pari a meno della metà del 44,4% del M5S, la Basilicata è comunque la regione del Mezzogiorno dove la coalizione del PD era andata meglio. Contemporaneamente, per Liberi e Uguali la Basilicata si era rivelata la regione (nonché il collegio plurinominale) migliore dell’intera penisola, con il 6,4%.

I candidati

Vito Bardi (Centrodestra)

Il candidato del centrodestra è Vito Bardi, generale di corpo d’armata della Guardia di Finanza in congedo. Sessantasettenne nato a Potenza ma cresciuto a Napoli per la carriera militare, Bardi è stato scelto come profilo esterno ai partiti, pur essendo molto più vicino a Forza Italia che agli altri componenti della coalizione. Quest’ultima comprende Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, i centristi di IDEA e la civica di Bardi “Basilicata Positiva”.

L’andamento del centrodestra in Basilicata

Il centrodestra, come si diceva, ha ottenuto pochi risultati positivi nella regione, non avendo mai superato il 40%in nessuna delle elezioni dal 1994 ad oggi. Nelle tornate elettorali migliori, infatti, si è attestato fra il 35 e il 39,5%, mentre il 4 marzo scorso non era andato oltre il 25,4%, 11,6 punti sotto il risultato nazionale.

Un importante fattore di incertezza è proprio il risultato delle Politiche: qui Forza Italia aveva ottenuto un risultato peggiore rispetto a tutte le altre regioni del Sud con il 12,4%, ma aveva comunque doppiato la Lega, ferma al 6,2%. Le elezioni saranno un grande test della capacità del partito di Matteo Salvini di ribaltare i rapporti di forza interni al centrodestra al Sud.

Antonio Mattia (M5S)

Antonio Mattia, 47 anni, è il candidato del Movimento 5 Stelle, scelto con le primarie online sulla piattaforma Rousseau. Sostenuto dal candidato alle regionali nel 2013 e oggi europarlamentare Piernicola Pedicini, ha sconfitto di misura con 332 voti i due consiglieri M5S uscenti Giovanni Perrino (317) e Gianni Leggieri (255).

Se il Movimento era stato primo nelle urne con grande margine il 4 marzo, sia alle Politiche 2013 che alle Europee 2014 non aveva brillato, ottenendo un risultato in linea con quello nazionale. Fra le due si erano tenute le Regionali, dove il risultato era stato piuttosto negativo: 13,2% per il candidato presidente, 9% per la lista M5S.

L’andamento del Movimento 5 Stelle in Basilicata

Insomma, prima delle Politiche 2018 i 5 Stelle non si erano mai trovati particolarmente a proprio agio nella regione. Tuttavia, il dato pentastellato del 4 marzo non era una novità: i primi segnali di opposizione al centrosinistra al governo erano arrivati già con i risultati dei due referendum del 2016. Per quanto riguarda quello sulle trivellazioni in mare, avversato dal governo Renzi, l’affluenza era stata superiore al 50% a fronte di un dato nazionale fermo al 32%. Nel referendum costituzionale del 4 dicembre, invece, in Basilicata aveva prevalso il No con oltre il 65%. Percentuali dunque più basse rispetto a quelle delle regioni confinanti, ma comunque molto diverse da quelle delle regioni rosse.

Carlo Trerotola (Centrosinistra)

Il centrosinistra schiera il farmacista di Potenza Carlo Trerotola, selezionato al di fuori dei partiti dopo che Pittella ha rinunciato a ricandidarsi. Trerotola guida una coalizione di sette liste: Comunità Democratiche – PD, PSI, Verdi, Progressisti per la Basilicata (riconducibile a LeU) e tre civiche (Trerotola Presidente, Basilicata Prima e Avanti Basilicata). Quest’ultima vede come capolista proprio il presidente uscente Marcello Pittella.

L’andamento del centrosinistra in Basilicata

Se abbiamo già scritto degli ottimi risultati storici della coalizione in Basilicata e dei più recenti segnali di allarme, è interessante notare come il candidato sia molto distante da quella tradizione. Trerotola, infatti, ha rivendicato più volte di non aver mai fatto politica, distanziandosi dalla storia del centrosinistra locale. Tuttavia, ha generato polemiche il suo intervento pubblico in cui affermava di essere andato solo a comizi di Giorgio Almirante, storico fondatore dell’MSI.

Valerio Tramutoli (Sinistra)

Il ruolo dell’outsider spetta a Valerio Tramutoli, candidato di sinistra alternativo al Partito Democratico con la lista Basilicata Possibile. Sostenuto da Possibile, alcuni esponenti di SI e altre formazioni civiche, ha anche l’endorsement del coordinatore europeo di Diem25, Yanis Varoufakis. Tramutoli, docente di geofisica presso il dipartimento di Ingegneria dell’Università della Basilicata, vanta un ricco curriculum accademico.

La legge elettorale della Basilicata

Le regole per l’elezione del Presidente e del consiglio regionale della Basilicata sono cambiate da poco, con la legge elettorale approvata ad agosto 2018. Le norme sulla corsa per lo scranno più alto della regione sono semplici: il candidato che ottiene più voti è eletto Presidente. Meno immediate sono quelle per determinare la composizione del Consiglio e il premio di maggioranza. La coalizione di liste a sostegno del presidente eletto, infatti, ha diritto a un premio di maggioranza in consiglio regionale.

Scheda elettorale Basilicata
Fac simile della scheda elettorale in provincia di Potenza.

Il premio di maggioranza

Su 20 seggi totali, la coalizione del presidente vince:

  • 10 seggi se ottiene meno del 30% dei voti
  • 11 seggi con una percentuale compresa fra il 30 e il 40%
  • 12 seggi in caso di percentuale superiore al 40%
  • in ogni caso, anche se li avesse raggiunti con il riparto proporzionale, non può ottenere più di 14 seggi.

La soglia di sbarramento

Anche la soglia di sbarramento è differenziata. È fissata:

  • al 3% per le liste non coalizzate;
  • all’8% per le coalizioni di liste;
  • al 4% per le liste presenti in coalizioni che non hanno superato l’8%, che si conteggiano come se avessero corso da sole;
  • non è previsto sbarramento per le liste all’interno delle coalizioni che superano l’8%.

I seggi quindi si distribuiscono fra le coalizioni che hanno superato la soglia di sbarramento, tenendo conto del premio di maggioranza. Segue un’ulteriore ripartizione all’interno delle coalizioni stesse, secondo il risultato delle singole liste. Entrambe le allocazioni sono effettuate con il metodo d’Hondt, cioè dividendo i voti di ogni lista o coalizione che abbia superato lo sbarramento per 1, 2, 3, 4, ecc. e assegnando i seggi ai maggiori quozienti così ottenuti. Il d’Hondt è, fra i metodi di ripartizione proporzionale, quello che premia maggiormente le liste grandi, ai danni delle più piccole.

A questi si deve aggiungere il ventunesimo seggio, assegnato di diritto al presidente eletto. Anche il candidato presidente che si classifica secondo ha diritto a un seggio. Questo, però, viene sottratto alla lista con il quoziente più basso fra quelle che lo appoggiano e hanno eletto almeno un consigliere.

Rispetto alle precedenti elezioni regionali, è stato abolito il voto disgiunto: il voto dato a un candidato presidente e a una lista che non lo appoggia viene annullato. Contemporaneamente, è stata introdotta la doppia preferenza di genere diverso: la seconda preferenza espressa viene annullata se le due preferenze sono assegnate a candidati dello stesso sesso.

L’affluenza

L’affluenza resta un’incognita. Nella precedente tornata (svolta nell’arco di due giorni, ma lontana da appuntamenti nazionali), il voto del 47,6% degli aventi diritto era stato all’epoca il secondo risultato più basso di sempre nelle elezioni regionali italiane, dopo il 47,4% delle regionali siciliane del 2012.

 

In Abruzzo e Sardegna, quest’anno, il dato dell’affluenza si è attestato in entrambi i casi fra il 53 e il 54%, rispettivamente in netto calo e in lieve crescita rispetto alle ultime regionali. Cosa ci può indicare questa tendenza? Probabilmente, che il dato lucano del 2019 non si allontanerà molto da quello, molto basso, del 2013; tuttavia, l’affluenza resta uno degli elementi più difficili da stimare. Ci erano riusciti molto bene, a sorpresa, i nostri sondaggi predittivi: la media delle risposte in quello sull’Abruzzo si era allontanata dal risultato di meno di un punto percentuale, mentre le risposte sulla Sardegna erano state ancora più precise, con appena lo 0,02% di scarto dal dato reale.

Fonte: You Trend | Autore: Giovanni Forti

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