Midterm: i democratici puntano sulle donne per inventare l’alternativa a Trump

Midterm: i democratici puntano sulle donne per inventare l’alternativa a Trump

Per i democratici americani le elezioni di midterm saranno un test importante: li aiuterà a capire quale direzione deve prendere il partito, soprattutto in vista delle future primarie presidenziali. Leggendo i nomi di chi è coinvolto nel rinnovo della Camera dei Rappresentanti, di un terzo del Senato e nell’elezione di trentasei governatori, vi sono molte storie che meritano di essere raccontate.

Sul Guardian leggiamo di Paulette Jordan, democratica classe ’79, che potrebbe diventare il primo governatore dell’Idaho proveniente da una famiglia di nativi americani. Così come Debra Haaland, ex leader dei democratici del New Mexico, potrebbe essere la prima nativa americana ad entrare a far parte della Camera dei Rappresentanti.

Ancora più interessante la storia di Ilhan Omar, nata a Mogadiscio e arrivata negli Stati Uniti a 14 anni nel 1995 come rifugiata, che potrebbe essere la prima donna di origini somale a far parte del Congresso. Christine Hallquist, candidata in Vermont, se vincesse le elezioni, sarebbe invece la prima transgender a guidare uno Stato.

Una delle storie più entusiasmanti di queste elezioni ha come protagonista Stacey Abrams, candidata democratica come governatore della Georgia. Il suo impegno a favore degli altri, con il New Georgia Project, ha permesso a 200mila persone di registrarsi e votare tra il 2014 e il 2016. Ha fondato insieme ad altri la NOW Account, una società di servizi finanziari per aiutare le piccole imprese a crescere, con il nome di Selena Montgomery ha pubblicato otto romanzi e ha ricevuto diversi premi, tra cui il Friend of Labour per il suo sostegno alle famiglie lavoratrici.

Dall’America insomma arriva un bel segnale: le donne candidate registrano un boom tra i democratici e ciascuna sostiene una causa

Alloggi a prezzi accessibili, uguali diritti, sostegno ai lavoratori e soprattutto assistenza sanitaria sono le linee guida del suo manifesto politico. Come leader democratico Abrams ha esteso Medicaid e come governatore si impegna a renderlo accessibile a 500mila abitanti della Georgia non coperti da assicurazione. Non sarà facile vincere contro il repubblicano Brian Kemp, ma la Abrams può contare sul sostegno di molti personaggi noti dello spettacolo come John Legend e Oprah Winfrey che per lei ha anche bussato alle porte degli elettori come volontaria.

Dall’America insomma arriva un bel segnale: le donne candidate registrano un boom tra i democratici e ciascuna sostiene una causa. Se parliamo di donne non possiamo non citare Alexandria Ocasio Cortez. L’attivista ed educatrice nata nel 1989 è riuscita a vincere le primarie contro Joseph Crowley per il quattordicesimo distretto di New York. Ora, come scritto con orgoglio sul suo sito webrisulta essere la prima a non aver contato sui fondi delle lobby per finanziare la campagna elettorale e soprattutto, la prima donna di colore a rappresentare quel distretto.

Non ci sono solo donne però. Forse la sfida più interessante è in Texas, dove tra i protagonisti assoluti di queste elezioni c’è Beto O’Rourke, che qualcuno addirittura vede come un nome spendibile per le prossime elezioni presidenziali. O’Rourke, cresciuto a El Paso, suonava in un gruppo indie rock e gira ancora in skateboard. Per tre mandati membro della Camera dei Rappresentanti, corre per il Senato contro Ted Cruz, già sfidante di Trump alle primarie presidenziali repubblicane.

O’Rourke ha raccolto 70 milioni di dollari di finanziamenti, soprattutto attraverso piccole donazioni, ha girato in lungo e in largo lo stato meridionale e visitato tutte le contee texane, ha bussato alle porte degli elettori, stretto mani, scattato foto e incassato il sostegno di celebrity come Eva LongoriaTuttavia, non sarà facile vincere in Texas, che non elegge un senatore democratico dal 1988 e che non vede un democratico ricoprire un incarico statale dal 1994.

Come è chiaro, queste midterm sono davvero importanti. Non solo perché troviamo tante storie diverse tra loro, ma soprattutto perché molte di queste potrebbero contribuire a scriverne una nuova che ci farà capire se c’è un’altra America oltre a quella di Trump.

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