Maltempo, ecco la mappa dell’Italia del rischio idraulico

Maltempo, ecco la mappa dell’Italia del rischio idraulico

Non è solo a causa di eventi estremi, come quelli che hanno colpito il bellunese. E nemmeno si tratta soltanto di abusivismo edilizio, come avvenuto nel palermitano. Ci sono ampie fette del Paese a rischio idraulico. Ovvero nelle quali precipitazioni molto abbondanti possono causare una frana o un’alluvione. Per individuarle, Wired ha fatto riferimento all’edizione 2018 del rapporto Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio pubblicato da Ispra. Un documento nel quale si afferma che il 4,1% dell’intero territorio italiano si trova in uno scenario di pericolosità elevata. Circostanza che viene indicata con P3, in una scala che va da P1, lo scenario meno pericoloso, a P4. Sono aree nelle quali vive lo0,86% della popolazione, quasi un italiano su cento.

Ispra permette infatti anche di capire quale sia la percentuale di popolazione che vive in aree a rischio idraulico elevato. Sul piano regionale, i pericoli maggiori si corrono in Liguria ed in Emilia Romagna. Dove rispettivamente l’11,3 e il 10,2% dei residenti abita in zone P3. Al contrario la Sicilia, dove pure nei giorni scorsi sono morte 12 persone, ha appena lo 0,1% di abitanti in aree ad alto rischio idraulico.

La provincia in condizioni più critiche è quella di Rimini. Qui un abitante su tre (il 33,48%) vive in zone nelle quali la pericolosità idraulica è elevata. Il rapporto Ispra permette però di visualizzare la situazione anche su base comunale. Wired l’ha rappresentata su questa mappa:

Le aree colorate di arancione sono quelle nelle quali viene superata la media nazionale dello 0,86%. Quelle in azzurro, invece, presentano una percentuale inferiore. Più ci si allontana dal valore medio, più il colore diventa scuro. I due filtri consentono di concentrare l’attenzione su una singola regione o su una provincia.

Come si può notare, la Romagna è una delle zone a più alto rischio. Anche LiguriaToscana e Valle d’Aosta presentano percentuali di popolazione in aree P3 più elevate della media. E lo stesso vale per le fasce alpine piemontesi e lombarde, le coste sarde, l’Aspromonte calabrese.

Decisamente più tranquille le Marche, la Basilicata e l’Appennino centro meridionale. Paradossalmente, lo stesso vale per la Sicilia. E anche per il Veneto, che i problemi più che sulle Dolomiti li ha sul mare. Dopo Rimini e FerraraVenezia è infatti la terza provincia per percentuale di residenti che vivono in zone a rischio.

Il punto è che questa è una mappa del rischio. Gli effetti del maltempo possono aumentare in caso di eventi estremi. Del tipo di quelli visti nel bellunese, con raffiche di vento a 200 chilometri orari. Ed essere più devastanti se a terra trovano case costruite fuori dalle regole. Come avvenuto a Casteldaccia, nel palermitano. Le conseguenze possono insomma essere devastanti anche in aree a rischio più basso.

Fonte: wired.it

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