Il dialogo

Il dialogo

Dal giorno del voto lo schema è uno solo: il PD continua a lanciare appelli verso il M5S e questo risponde con ingiurie o sberleffi, ripetendo come un mantra “non facciamo alleanze, non facciamo accordi, valutiamo punto su punto”. E ieri l’accusa suprema, lanciata dal neopresidente dei senatori Crimi: “Il PD ci ha contattato per le cariche parlamentari” e sui forum collegati con il partito pentastellato, sono iniziati messaggi del tipo “denuncia i nomi”.

C’è su questo un equivoco di fondo. Lasciando da parte trattative “improprie” di compravendita di parlamentari (che nessuno ha per il momento ipotizzato e quindi, nei fatti, non esistono) rimane il fatto delle “alleanze” e su questo mi pare che i grillini facciano parecchia confusione. Esiste infatti una distinzione tra sfera del governo e sfera del parlamento: il dialogo tra le forze politiche non si esaurisce in un banale “si o no” alla fiducia, ma è molto più complesso perché le istituzioni sono più complesse.

Ad esempio, questo volersi tirar fuori dalle “cariche parlamentari”. Non è questione di mercimonio, ma di corretto funzionamento del lavoro nelle assemblee, che si reggono su alcuni principi di fondo:

  1. autonomia del parlamentare
  2. separazione dei poteri
  3. distinzione delle funzioni

L’insieme di questi principi delinea un’istituzione parlamentare nella quale ogni singolo membro è considerato un soggetto politico libero e autonomo e – soprattutto – un flusso di relazioni tra maggioranza e opposizione che da un lato rende necessaria la competizione ma dall’altro impone la capacità di dialogare e trovare il modo per governare assieme il lavoro d’assemblea.

Il Movimento 5 Stelle è libero di concedere o negare la fiducia, quindi di scegliere su quale lato della barricata collocarsi, ma non può chiamarsi fuori dal governo quotidiano dei lavori parlamentari. L’ordine del giorno viene deciso nella giunta dei capigruppo, con la presenza dei leader dell’opposizione, ma non solo… L’ufficio di presidenza di Camera e Senato è formato dal presidente, dai vicepresidenti, dai questori e dai segretari e – con l’eccezione del primo – gli altri ruoli sono divisi tra maggioranza e minoranza. Il M5S intende contribuire per la sua quota di responsabilità o no?

E poi ci sono le presidenze di Commissione, non solo quelle permanenti (che con questo chiaro di Luna al Senato saranno assegnate con un lancio di dadi) ma anche – direi soprattutto – quelle di spettanza delle minoranze. Alle minoranze spetta la presidenza della Commissione di Vigilanza sulla Rai (e scusate se è poco), spetta la presidenza del Copasir (e ri-scusate se è poco), nonché la presidenza della giunta per le elezioni, quella per le autorizzazioni ed anche – quando formate – la presidenza delle commissioni d’inchiesta.

Tutti questi ruoli vanno ricoperti e – nella diversità di funzioni – sono comunque frutto di un processo negoziale tra le forze politiche. E quindi la domanda da rivolgere al Movimento 5 Stelle è una sola: chiamarsi fuori dalla fiducia è lecito, ma se vi chiamate fuori anche dal lavoro quotidiano del parlamento, che cosa vi siete candidati a fare?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *