Fini è sotto sfratto

Fini è sotto sfratto

fini09/02/2012 – Possibili sorprese con la clausola del miglior perdente. Fli può sparire dalla Camera

Dopo che Mario Monti ha svuotato l’Udc spostando la maggior parte del voto centrista sulla sua Scelta civica, adesso è la volta di Pier Ferdinando Casini che rischia di affossare definitivamente Gianfranco Fini chiudendogli le porte della Camera e facendogli fare lo stesso percorso di Fausto Bertinotti, da presidente di Montecitorio a disoccupato della politica in un sol giorno.

Uno scherzo che gli riuscirebbe grazie alla clausola del «miglior perdente» prevista dal Porcellum e sulla quale il capo di Futuro e libertà aveva puntato tutto per tenere in vita il suo partito visto che due mesi fa era l’unico anello debole delle tre forze montiane mentre ora rischia la concorrenza anche sotto la soglia di sbarramento. Dopo otto anni dall’entrata in vigore, il Porcellum ovvero la legge elettorale n. 270 del 2005 continua a riservare sorprese.

E rischia di tradire proprio Fini e Casini che si erano opposti alla proposta del ministro Corrado Passera di adottare la lista unica anche alla camera, così da poter conservare i loro partiti sempre più personali; e ora rischiano entrambi di pagare dazio. Già perché se Casini era ed è preoccupatissimo per la cannibalizzazione del suo partito da parte di Scelta civica e aveva confessato la propria preoccupazione perché «credevamo di arrivare al 5%, ora speriamo nel 4%. Ma con il 3% non tengo il partito, io non ci sto dormendo la notte…», adesso a tremare è Fini.

Già perché se Casini ha la certezza di entrare a Montecitorio con i suoi fedelissimi anche in caso di fallimento, se l’Udc dovesse andare sotto quel 2% che rappresenta la soglia di sbarramento per i partiti che fanno parte di una coalizione, polverizzerebbe Fli. Sembra un controsenso ma invece è proprio così e denota che qualcuno ha fatto male i conti proprio con le norme del Porcellum. Ieri, l’Udc veleggiava in acque agitate intorno al 3%. In via dei Due Macelli però fanno notare che se Monti andrà all’attacco nelle ultime settimane potrebbe polarizzare il voto centrista e far andare ancora più giù l’Udc. Se dovesse scendere sotto il 2%, scatterebbe per il partito la clausola del miglior perdente che permette il ripescaggio del migliore dei partiti della coalizione che non ha superato la soglia. Su quella clausola però aveva puntato tutto proprio Fini che al tempo del tesissimo tavolo che prese la decisione di andare divisi alla Camera era intorno all’1% mentre l’Udc era sul 5%.

Quindi la convinzione del presidente della Camera era quella di essere sicuramente il primo perché unico partito del centro a restare sotto la soglia del 2% e quindi comunque con il paracadute. E siccome doveva mettere al sicuro la sua elezione a Montecitorio, si è presentato come capolista in tutti i collegi. Adesso, a scombinare i suoi progetti rischia di essere proprio quel Casini che l’aveva salvato dopo l’uscita dal Pdl. E che invece, con il fallimento dell’Udc riuscirebbe a non fargli festeggiare neppure il trentennale della sua carriera elettorale di Fini iniziata con la sua prima elezione a Montecitorio nel 1983.

Fonte: italiaoggi.it | Autore: Antonio Calitri

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