Giannino, un exit strategy nel Nord-Est

Giannino, un exit strategy nel Nord-Est

22/01/2012 – Il leader di FID punta alle regionali in Friuli Venezia Giulia. Per consolarsi in caso di Débacle alle politiche

Neanche il tempo di finire la prima campagna elettorale che Oscar Giannino si prepara già per un altro appuntamento con le urne.
Dopo l’election day del 24 e 25 febbraio in cui è il candidato premier con Fare per Fermare il declino, il giornalista sembra intenzionato a proporsi alla presidenza della Regione Friuli Venezia Giulia. Infatti la regione a statuto speciale è chiamata al voto il 21 aprile.
Giannino è stato più volte in una delle zone d’Italia che ha risposto meglio al suo manifesto e proprio davanti alla platea friulana ha rilanciato la proposta.
I NUMERI PREMIANO AL NORD. Intanto il giornalista è capolista alla Camera sia in Friuli Venezia Giulia sia in Veneto e Lombardia, le aree in cui l’appello antideclinista è andato meglio. Infatti la maggior parte dei 50 mila aderenti di Fare si trovano proprio al Nord.
Non contento, Giannino ha già messo in cantiere la sua prossima battaglia e i suoi uomini stanno studiando le regole per la prossima campagna elettorale.
«Abbiamo oltre 1.400 sostenitori, per una regione di 1 milione di abitanti è un ottimo punto di partenza» ha detto a Lettera43.it Andrea Bitetto, uno dei coordinatori di Fare.
«Con il rilancio della campagna elettorale i nostri numeri stanno lievitando.
VERSO LE REGIONALI DI APRILE. Il partito turboliberista sarà presente con una lista composta da protagonisti della società civile. Ma il vero protagonista sarà Giannino se si candida alla presidenza della Regione.
Il piano per le regionali è pressoché fatto, mentre il partito non si presenterà alle Provinciali. «Siamo contrari all’esistenza dell’ente provincia in sé. Sarebbe buffo che provassimo a cancellarle dopo essere stati eletti», ha commentato Alessandro Margiotta, l’altro coordinatore candidato alla Camera con Fare.
La scelta di guardare già ad aprile sembrerebbe anticipare una débâcle elettorale alle politiche, eppure i turboliberisti assicurano che le premesse sono buone. «Corriamo da soli e sembriamo svantaggiati ma i sondaggi ci stanno premiando».

Il riavvicinamento a Italia futura

Luca Cordero di Montezemolo.

In vista dell’appuntamento di aprile, però, i sostenitori di Giannino già pensano a riprendere l’alleanza con Italia futura.
«Abbiamo scelto di seguire la divisione forzata che è stata decisa a livello nazionale ma l’abbiamo vissuta come i berlinesi nel 1961» ha raccontato Bitetto. I rapporti infatti non si sono mai interrotti e ci sono i margini perché alle regionali possa esserci un’alleanza elettorale con i montezemoliani locali. «Ci auguriamo una convergenza che farebbe bene a entrambe le parti».
In fondo questa regione è «un vero laboratorio politico» come lo ha definito Margiotta. «La prima alleanza tra Lega e Forza Italia c’è stata qui e l’Ulivo è nato in Friuli».
UN TORINESE CANDIDATO A TRIESTE. A prescindere dalle alleanze, le pratiche sono avviate e un torinese come Giannino potrebbe essere il candidato della Regione.
«Avevamo il timore che i friulani potessero essere scettici nei confronti di un uomo che non è del territorio» ha spiegato Margiotta. «Invece ci siamo resi conto che è molto amato».
Non era scontato per una terra che ha ancora una forte identità autonoma che convive con l’anima slovena e quella austriaca. «E noi siamo i primi a rispettarla. Infatti nella lista del Senato abbiamo Marco Gergolet, un medico che lavora in Slovenia».
I PRIMI PASSAGGI DAGLI ALTRI PARTITI. Intanto si segnalano i primi transfughi sul territorio: Gianpaolo Elia, consigliere comunale di Tarcento (Udine), ha lasciato la Lega per il movimento di Giannino.
«Tra i delusi che si avvicinano a Fare ci sono molti che in passato sono stati affascinati dalla Lega e dal Pdl», ha precisato Bitetto. Nonostante questo le regole d’ingaggio per Fare sono abbastanza rigide. «Prima di assumere un ruolo di primo piano, vogliamo essere sicuri che il passaggio non sia opportunistico».
Quindi a chi lascia un partito per aderire a Fare è chiesto un periodo di attesa, un lavoro dietro le quinte che mette alla prova la fedeltà. A dimostrazione che anche il turboliberismo ha le sue regole inflessibili.

Fonte: lettera43.it | Autore: Marianna Venturini | Immagine: imagoeconomica

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