Elezioni, caccia al popolo degli astenuti

Elezioni, caccia al popolo degli astenuti

04/01/2012 – Per i sondaggisti gli indecisi sono calati al 35%. Grazie alla nuova «discesa» del Cav e alla «salita» di Monti. Gli scettici sono studenti, pensionati e commercianti. E conquistarli sarà decisivo.

pluigi bersaniDelusi, indignati, tentati dal voto di protesta, ma pur sempre sensibili al richiamo della politica. L’avvicinarsi delle elezioni, e l’acuirsi dello scontro tra leader e partiti, hanno già convinto una discreta quota di italiani a non disertare le urne e a schierarsi per una formazione politica. Il dato della potenziale astensione alle prossime elezioni è in calo, secondo le ultime rilevazioni dei sondaggisti, e, se il trend dovesse confermarsi, è probabile che l’affluenza alle urne del 2013 sia più o meno in linea con le precedenti tornate elettorali, a dispetto delle previsioni negative avanzate negli ultimi mesi.
Le prime battute della campagna elettorale «hanno già avuto un effetto mobilitante» sugli elettori, spiega Renato Mannheimer, responsabile dell’Ispo, istituto per gli studi sulla pubblica opinione, e quella grande «quantità di indecisi e astensionisti di cui si è parlato negli ultimi mesi, vicina al 50%, è già scesa tra il 35% e il 40%». Il che significa che «un 10-15% dell’elettorato si è già mosso in direzione di diverse formazioni politiche».
IL PDL IN RIMONTA COL CAV, PD PRIMO PARTITO. Il Pdl, dato fino a un paio di settimane fa, tra il 16% e il 18% dei consensi, ha recuperato un paio di punti percentuali con il ritorno sulla scena di Silvio Berlusconi, e ora si attesta intorno al «18%-20%», dice Mannheimer.
Il centrosinistra viaggia per il momento «tra il 32% e il 35%»; Grillo ha consolidato il suo elettorato «intorno al 16%» mentre il centro montiano, spiega Mannheimer, oscilla in un’ampia forchetta che va «dal 12% al 20%».
Del 35%-40% di astensionisti, una buona parte è ancora riconquistabile in vista voto, considerato che, ragiona Mannheimer, alla fine la quota non supererà verosimilmente il 20%.

Studenti, pensionati e abitanti del centro: fotografia degli indecisi

Il sondaggista Nicola Piepoli prevede che l'astensionismo alle politiche 2013 alla fine possa anche non superare il 20%.

Ma chi sono gli indecisi? Si tratta per lo più di «persone non interessate alla politica, con basso titolo di studio, che non seguono la campagna elettorale», spiega il sondaggista, «e tra le quali ci sono anche molti elettori delusi del Pdl che per ora non esprimono nessuna nuova preferenza di voto».
LE STIME DI PIEPOLI. Ottimista rispetto alla partecipazione al voto è anche l’istituto di sondaggi di Nicola Piepoli, che, in base alle ultime rilevazioni, colloca il possibile astensionismo alle prossime elezioni intorno al 28%-30% dell’elettorato.
«Abbiamo registrato un recupero dell’astensione con le prime giornate di campagna elettorale», spiega Piepoli, cui hanno contribuito le primarie del Partito democratico, e soprattutto la “salita” in politica di Mario Monti. «Il 40% di astensione alle prossime elezioni è improbabile. Anzi, il trend registrato fino ad oggi va verso una conferma della partecipazione al voto delle precedenti tornate elettorali».
Tra aprile e dicembre del 2012, spiega il sondaggista, la quota di elettori potenzialmente non votanti si è progressivamente ridotta. Resta però uno zoccolo duro di scettici che i partiti tenteranno di conquistare nelle prossime settimane di campagna elettorale. Ma di quale elettorato si tratta?
IL RUOLO TRAINANTE DELLE LISTE CIVICHE. Secondo le ricerche condotte dall’istituto Piepoli, da aprile a dicembre del 2012 «la propensione all’astensione è cresciuta tra gli studenti, tra i non cattolici, tra i pensionati e i commercianti», il bacino al quale dovranno tentare di attingere le forze politiche in campo, e si è concentrata soprattutto nel centro Italia.
È diminuita invece tra «gli insegnanti e i disoccupati, tra gli agricoltori, le casalinghe e i lavoratori autonomi».
A ridurre per ora il potenziale astensionismo hanno contribuito a livello nazionale, la sovraesposizione mediatica di leader e programmi, mentre a livello locale un effetto traino lo stanno avendo le cosiddette liste civiche: «Hanno un forte potenziale di attrazione sugli elettori che non si riconoscono nei partiti tradizionali», spiegano dall’istituto Piepoli, «e che spesso ignorano anche il fatto che quelle liste siano poi collegate a qualche partito. Il voto a queste formazioni è un voto determinato soprattutto dalla capacità di amministrazione locale».

Fonte: lettera43.it | Autore:  Gabriella Colarusso

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