A che punto è la riforma della legge elettorale

A che punto è la riforma della legge elettorale

17/12/2013 – Dopo lo «schietto appello di Napolitano» Matteo Renzi scende in pista, ma…

A che punto è la riforma della legge elettorale
«Le riforme costituzionali e la legge elettorale si fanno con tutti». Matteo Renzi è perentorio. Nel question time di oggi pomeriggio su Twitter, il neo-segretario del Pd ha affrontato la questione della legge elettorale, dichiarando di essere pronto a «discutere nel merito con gli alleati di Governo un patto di coalizione» ma che la nuova legge elettorale verrà discussa «con tutti» e non soltanto all’interno della maggioranza.

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LO «SCHIETTO APPELLO» DI NAPOLITANO – Le parole di Renzi arrivano a poche ore di distanza da quelle del presidente Napolitano, che ieri pomeriggio aveva rivolto «uno schietto appello» a Forza Italia affinché, dopo la sua uscita dalla maggioranza, si decidesse a riprendere insieme al governo il filo del discorso sulle riforme. Poi, aveva allargato l’invito, chiedendo all’intero Parlamento «rinvigorito da più giovani forze e da nuove leadership» di fare «la sua parte per sollecitare, discutere, sostenere scelte efficaci di governo: s’impegni a fondo sul terreno delle riforme costituzionali ed elabori una nuova legge elettorale». Quella nuova legge elettorale che si è resa indispensabile da quando, dieci giorni fa, la Consulta ha giudicato incostituzionale il Porcellum, bocciandolo sulla questione del premio di maggioranza e sulle liste bloccate.

LA SFIDA DI RENZI AL MOVIMENTO 5 STELLE – Ma le parole di Napolitano sembrano impantanarsi: nonostante Matteo Renzi abbia lanciato una sfida aperta a Beppe Grillo e al MoVimento 5 Stelle, chiedendogli di rinunciare «ai quaranta milioni del prossimo anno», in cambio del superamento del Senato, dell’abolizione delle Province e, appunto, della nuova legge elettorale, e nonostante lo stesso Renzi abbia dichiarato di avere intenzione di voler discutere la riforma elettorale con il più ampio schieramento possibile, le reazioni dei partiti sembrano delineare più la volontà di giocare alla «guerra di posizione». Dopo il voto di Pd-Sel-M5S in commissione Affari costituzionali sul passaggio dell’iter alla Camera, sono insorti Scelta Civica e il leader del Nuovo Centrodestra Angelino Alfano. E a nulla sono valse le parole di distensione di Letta che dipingeva lo scenario di una «maggiore coesione tra la maggioranza».

QUALE MODELLO MIGLIORE? – Nel frattempo si discute su quale sia il modello migliore da introdurre con la riforma: in prima linea resta l’ipotesi di doppio turno di collegio del modello francese (come già si procede per l’elezione dei sindaci delle grandi città), seguita da quella del maggioritario uninominale a turno unico, che riguarda i Comuni sotto i 15mila abitanti. C’è poi l’ipotesi di una legge transitoria, correggendo il Porcellum e re-inserendo un premio di maggioranza con una soglia più alta. «Il Pd ha detto di sì, ha detto basta con giochini, perché questo accada bisogna che le forze politiche dentro la coalizione o anche fuori perché é meglio farla con il più ampio schieramento possibile», ha ribadito Renzi, ripreso dal Sole 24 Ore, secondo cui la formula migliore è quella garantita dalla legge per i sindaci, che consenta a chi vince di governare senza aver bisogno d’inciuci.

I COMMENTI DI TWITTER – Le parole di Matteo Renzi sono state commentate con la solita salacia e perfidia da parte degli utenti di Twitter che aspettano che queste idee diventino realtà, possibilmente senza giochetti politici e senza sotterfugi, specie per quanto riguarda la riforma della legge elettorale, l’abolizione delle province ed il superamento del Senato:

Autore: Valentina Spotti | Fonte: giornalettismo.com

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