I piccoli partiti entrano in crisi

I piccoli partiti entrano in crisi

19/06/2013 – Casini si è separato da Monti. Maroni da Bossi. Grillo si stringe ai fedelissimi e caccia gli altri.

Il Pd va a congresso per scegliere il suo nuovo leader. Silvio Berlusconi annuncia di voler archiviare il Pdl e spolverare Forza Italia. I «fratelli» di destra dell’ex An pensano alla «cosa nera». I partiti più piccoli non potevano reggere a lungo ad un simile cataclisma politico.

Ecco, allora, in un solo giorno il M5S proseguire la cacciata degli infedeli mentre i grillini doc scendon in piazza per manifestare la loro vicinanza al capo. Mentre il segretario della Lega Nord nonché presidente della regione Lombardia usare la sua posizione di forza per indossare il pugno di ferro nei confronti dell’opposizione interna. Ed anche Scelta civica giungere alla (dis)soluzione finale per quanto riguarda i propri contrasti interni da terzo polo mai nato.

Monti ci prova senza l’Udc

Il soggetto al quale Mario Monti e i vertici di Scelta Civica stanno lavorando non sarà un «partito di moderati» ma «un partito riformatore». Soprattutto non avrà come presupposto l’asse Pier Ferdinando Casini-Monti. «Non penso che il futuro di Scelta Civica sia la fusione con l’Udc, ma la creazione di un soggetto politico riformatore. Quale sarà la sua quantità e qualità lo vedremo dopo, ma il processo costituente di questo soggetto non può partire da un accordo a due», ha spiegato lo stesso Monti in una conferenza stampa in cui ha annunciato, fra quindici giorni, il voto dell’assemblea sullo statuto. Segno che con Casini è ormai assodata la strada della separazione consensuale. Il segretario Lorenzo Cesa non nasconde la soddisfazione per l’esito sperato. Il rischio di una spaccatura dei gruppi unici di Camera e Senato esiste, anche se i centristi si troverebbero a dover aderire al gruppo misto, in assenza dei 12 senatori mancanti alla Camera per formarne uno Udc e degli otto che mancano al Senato. Il capogruppo di Scelta Civica alla Camera, Lorenzo Dellai, ha per questa ragione auspicato l’unità.

Le espulsioni di Maroni

Roberto Maroni ha scritto una lettera ai militanti della Lega Nord, in cui fa un «breve resoconto» di quanto emerso nel corso dell’assemblea degli eletti, domenica scorsa. Nella missiva, inviata a tutti i segretari nazionali (regionali), provinciali e ai segretari di sezioni, il leader del Caroccio è durissimo con l’opposizione interna. «La Lega è immortale, e continuerà a vivere e a lottare anche dopo Umberto Bossi e Maroni», ha scritto, «Sento e leggo, però, che c’è in giro qualche leghista (?) che dà la Lega per morta, che si vanta di essere chissà chi, che ancora ha nostalgia di ‘cerchi’ e ‘belsiti’, che antepone il proprio interesse personale a quello del Movimento, che fomenta l’odio per spaccare tutto. Bossi li chiamava ‘lumaconi bavosi’, per me sono solo dei poveri pirla. Bene, questa gentaglia è avvertita: chi vuole distruggere la Lega sarà distrutto». A parole Maroni ha aggiunto: «Io sono il segretario federale, c’è una linea politica, chi non è d’accordo si può accomodare fuori, il mondo è grande». «L’espulsione non mi preoccupa», «Io sono superiore a queste beghe», ha commentato Bossi. E alla domanda se si senta come il padre che viene ucciso dal proprio figlio, il Senatur ha risposto: «Per fortuna noi due non siamo padre e figlio…».

Dopo il caso Gambaro Grillo se la prende con Civati

Paola Pinna smentisce qualsiasi passaggio ad altri gruppi parlamentari. La deputata 5 stelle, a proposito delle voci che la darebbero in uscita dal gruppo, è divenuta l’indiziata numero dopo la cacciata della senatrice Adele Gambaro. «Non lascio il gruppo», ha spiegato Pinna «io resto in M5S. Con le mie perplessità io dò voce a una parte dei miei elettori che sul territorio mi hanno espresso tutta la loro frustrazione dopo questi tre mesi». Ma per la deputata sarda alcuni colleghi grillini avrebbero già chiesto di valutare l’avvio della procedura di espulsione. Beppe Grillo, intanto, è tornato all’attacco del Pd e in particolare di Pippo Civati, paragonato ad un «novello Lucignolo» a cui Gargamella-Bersani aveva assegnato il compito di reclutare parlamentari 5 Stelle. «In principio», si legge sul suo blog, «fu lo scouting tra i parlamentari a 5 Stelle. Fallì. Poi Gargamella disse a Pippo Civati ”Vai e torna con senatori e deputati pentastellati”. Lui andò. Parlò, affabulò, contattò, cenò. Pippo era l’uccello da richiamo perfetto. Al suo verso di pdimenoellino buono si aggiunsero altre voci. I trombati e i civati cantarono insieme. La voce squillante della Sonia Alfano in scadenza da europarlamentare, l’Ingroia di ritorno dai monti dopo il trionfo elettorale, filosofi e intellettuali della caratura di Flores D’Arcais, portasfiga d’annata. Pippo ormai passava più tempo con i parlamentari a 5 Stelle che con i suoi compagni di partito». Civati ha replicato così riguardo alal ricerca di un accordo con il Pd: «In alcuni questa sensibilità ci sarebbe anche in una parte minoritaria, ma noi la grande occasione storica per questo accordo l’abbiamo perduta».

Il G8 ha dato una spinta a Letta

Riforme, lavoro e lotta all’evasione. Gli otto grandi hanno trovato un’intesa nel vertice di Belfast che sembra dare una spinta al governo di Enrico Letta. Per il premier italiano «è molto importante l’insistenza che abbiamo messo sul lavoro per dire che la disoccupazione giovanile è la priorità». seguono la lotta all’evasione: «la pressione in arrivo darà risultati senza ritorno sul tema della lotta ai paradisi fiscali», L’Europa svolgerà un ruolo fondamentale sulle riforme strutturali che anche l’Italia dovrà sostenere: «Sono la chiave per migliorare la crescita sostenibile e gli standard di vita a lungo termine, aumentando la competitività, fornendo canali di credito ben funzionanti per gli investimenti» delle piccole e medie imprese e «rafforzando la fiducia». Letta ha sostenuto che il lavoro di questi anni «è servito, consente all’Italia la possibilità di poter giocare su diversi temi. Non ho avuto l’impressione di essere trattati come osservati speciali, neanche dagli Stati Uniti. l’Italia ha i numeri a posto. Abbiamo problemi della crescita e della disoccupazione, ma siamo percepiti come un Paese che c’è, che può fare la sua parte e ci si può fidare. È un segnale importante anche per gli italiani che hanno fatto tanti sacrifici». Quanto al «faccia a faccia» con il presidente Usa, Letta dice di aver trovato «un Barack Obama molto forte nel porre il tema del lavoro. Noi il problema dobbiamo risolverlo in Europa e in casa ma mi è parso di aver trovato una sponda dagli Stati Uniti»

Retromarcia Ue di Berlusconi

Non è rimasta senza eco la presa di posizione di Silvio Berlusconi contro i vincoli Ue: numerose, anche da Bruxelles, le reazioni alle parole del Cavaliere, nel pieno del G8 in Irlanda del Nord. Ma il leader del Pdl aveva già innestato la retromarcia sostenendo di non essere «un nemico dell’Europa» e ha ribadito lealtà al governo. «Si sta cercando di farmi apparire come un nemico dell’euro e dell’Europa. Niente di più falso», ha spiegato Berlusconi citando un intervento dell’economista Paul Krugman su ‘Le Monde’ che sostiene le sue stesse tesi. «Il mio appello deve essere inteso come un incitamento e un incoraggiamento all’attività di quel governo che stiamo sostenendo con assoluta lealtà». Il portavoce del commissario agli Affari Economici e monetari Olli Rehn ha confermato gli impegni da parte dell’Italia.

Autore: Franco Adriano | Fonte: italiaoggi.it

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