Nostalgia Dc: sul Salone sventola Balena Bianca

Nostalgia Dc: sul Salone sventola Balena Bianca

17/05/2013 – A Torino arriva il senatore a vita Emilio Colombo e parte l’amarcord della Prima repubblica

Quant’era bella la Prima Repubblica. Com’era grande la Dc, com’era viva e allegra. Qualcuno era democristiano? Tutti o quasi. O almeno così sembra. Almeno per un’ora. Al Salone del libro di Torino va in scena, in una Sala blu gremita, l’angolo della nostalgia sui fasti della Balena bianca. Applausi e commozione. Ospite d’onore il senatore a vita Emilio Colombo, 93 anni compiuti l’11 aprile, uno degli ultimi padri costituenti, che – emozione a parte – non ha dismesso il suo profilo understatement.

Lucano, doroteo di ferro, è stato sottosegretario all’Agricoltura a 29 anni. Quindicesimo presidente del Consiglio (1970-72), ha assunto più volte l’incarico di ministro, dal 1977 al 1979 è stato presidente del Parlamento europeo. Colombo ha attraversato tutta la storia della Repubblica italiana, dai primordi alla Terza Repubblica, sintetizzando da De Gasperi a Beppe Grillo. Il 15 e 16 marzo scorso ha presieduto la seduta di apertura della XVII legislatura con piglio anche severo come quando ha rintuzzato il leghista Roberto Calderoli: «In questa fase dei lavori non avrei dovuto darle la parola».

Platea e tavolo dei relatori ricco di ex, a partire da Rolando Picchioni, deputato democristiano e presidente della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, l’ente che organizza il Salone: «Sono particolarmente emozionato», ha detto Picchioni, «quando l’ho conosciuto avevo i pantaloni corti. Un grande uomo, apprezzato pure dall’avvocato Agnelli che ripeteva che era l’unico che non gli aveva mai chiesto un favore». A introdurre il senatore a vita tocca a un non democristiano, Arrigo Levi («Non ho mai votato Dc e per questo posso non criticarla»), giornalista e scrittore (già direttore dellaStampa) che ha convinto per la prima volta Colombo a farsi intervistare in un approfondito libro Per l’Italia, per l’Europa (Il Mulino, 2013). Duecento pagine in cui il senatore a vita racconta i momenti cruciali della sua vita, dalla riforma agraria al piano di industrializzazione. A quella lettera privata, inviata nel 1964, all’allora primo ministro Aldo Moro in cui, da ministro del Tesoro, Colombo lanciava l’allarme su un’inflazione in agguato e sulla necessità di fermare i salari e di smettere di sognare le riforme impossibili sollecitate dai socialisti. Una sterzata a destra, che auspicava una linea politica affine a Banca d’Italia opposta a quella keynesiana promossa dal collega, titolare del Bilancio, Antonio Giolitti.

La biografia di Colombo è quella una carriera di successo. Da Potenza (la sua città natale) a Bruxelles: «Un uomo venuto dal cuore del Mezzogiorno rurale in grado di parlare con l’eleganza di un economista della Ruhr. Senza la voglia di apparire ma preferendo nascondersi, testimoniando la qualità dei lucani descritta bene dal poeta Leonardo Sinisgalli», ha spiegato Giampaolo D’Andrea, parlamentare Dc e poi della Margherita. Una vita anche con momenti difficili (non solo l’indagine sulla droga tra professionisti nella capitale, di cui al Salone del Libro non si è fatto cenno, che lo coinvolse nel 2003). «Ricordo quella volta – ha sottolineato Colombo – che a Torino presi le più robuste fischiate della mia carriera politica, nel giorno dell’inaugurazione delle Universiadi. Ero presidente del Consiglio e fuori dal palazzo montava la contestazione». Scampoli di storia italiana «Pezzi importanti – ha aggiunto Arrigo Levi – figli di quell’antifascismo che ha restituito dignità a un Paese». Lo storico Piero Craveri ne ha sottolineato il distacco lucido (understatement), la capacità di mediazione durante l’occupazione delle terre da parte dei braccianti.

Colombo ha voluto concludere sull’Europa, uno dei temi a cui è più legato: «Non si può vivere solo di austerità, i popoli si guidano anche con la speranza nel futuro. L’altro giorno ho detto al Ministero degli Esteri “dite a tutti questi grandi europei che si riuniscono periodicamente che non si può vivere solo di austerita”, e che i popoli si guidano anche con la speranza nel futuro». Una leggera frecciata alla cancelliera tedesca, presto corretta: «Mi pare che anche la signora Angela Merkel si stia mettendo su questa strada. Dobbiamo andare avanti con l’unità europea. Si può forse avere ora la speranza di andare avanti lungo gli ideali che sono stati di De Gasperi e miei? Se fosse così sarebbe un momento importante». Sul Salone sventola Balena bianca.

Autore: Mauro Ravarino | Fonte: linkiesta.it

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