Anno nuovo, anno di elezioni: nel 2019 ci lasceremo finalmente i populisti alle spalle?

Anno nuovo, anno di elezioni: nel 2019 ci lasceremo finalmente i populisti alle spalle?

Il 2019, elezioni alle porte, sarà un anno cruciale per capire quale direzione prenderà il mondo politico. In Europa il sostegno all’UE, contrariamente alle aspettative, è in crescita. E anche negli Stati Uniti i democratici hanno iniziato a sondare il terreno elettorale. Sarà la svolta democratica?

Il 2019 è appena iniziato e, se vogliamo usare la politica come lente attraverso cui leggere lo scenario che ci aspetta, dobbiamo prendere in considerazione le due sponde dell’Atlantico. Nel vecchio continente infatti, a maggio ci sarà il rinnovo del Parlamento europeo, mentre in Usa iniziano i preparativi per la prossima corsa alla Casa Bianca del 2020.

Partendo dall’Europa, dalla partecipazione al voto e dalle preferenze date alle formazioni politiche, si capirà molto della direzione che prenderà l’Unione Europea, che a livello di singoli Stati vede da tempo il protagonismo dei partiti nazionalisti/populisti.

Prima ancora di capire quale trasformazione subirà l’Ue, è tuttavia indicativo vedere cosa pensano gli europei. A elencare le loro aspettative ci ha pensato Kantar Public su richiesta della Commissione Europea, con un sondaggio condotto tra l’8 e il 22 novembre scorso. Tra i tanti aspetti, è emerso che il 42% degli intervistati ha fiducia nell’Ue, in quattordici casi il valore è uguale o maggiore al 50% e, rispetto alla scorsa primavera, è aumentato in dodici Paesi. Il valore medio è il più alto dal 2010, mentre se vediamo i risultati dei singoli Stati, notiamo che in testa ci sono Lituania, Danimarca e Svezia. Il livello di fiducia nei confronti dei governi e dei parlamenti nazionali è invece in media del 35%.

L’Unione Europea rimanda un’immagine positiva per il 43% degli intervistati, un valore in aumento in diciassette casi.

Spesso l’Ue viene accusata di essere troppo distante dai cittadini, a causa di decisioni che vengono demandate a istituzioni non elettive, oppure a seguito di un iter farraginoso. È stato dunque chiesto se si ha la percezione che la propria voce venga ascoltata in Europa e in questo caso il campione è diviso quasi a metà, con un 49% favorevole e una fetta pari al 47%, contraria. Danimarca, Svezia e Germania sono gli Stati più sodisfatti sotto questo aspetto. Gli europei inoltre, confermano la gestione dell’immigrazione come principale questione da affrontare a livello comunitario, citata dal 40% degli intervistati, seguita da terrorismo, finanza pubblica, situazione economica e cambiamenti climatici. A livello nazionale invece, si conferma la disoccupazione come tema prioritario. Gli abitanti del vecchio continente mostrano sostegno per la libertà di movimento di cui godono all’interno dell’Ue e per politiche comuni in tema di sicurezza, energia, commercio e gestione dell’immigrazione. In media il 62% degli europei è a favore dell’unione economica e monetaria (il 75% di chi è nell’area euro) e il 71% si sente cittadino europeo. Per capire se queste tendenze si rifletteranno nel voto per il rinnovo dell’Europarlamento, dobbiamo aspettare il mese di maggio.

Tra i tanti aspetti, è emerso che il 42% degli intervistati ha fiducia nell’Ue, in quattordici casi il valore è uguale o maggiore al 50% e, rispetto alla scorsa primavera, è aumentato in dodici Paesi

In Usa, invece, si pensa già alla prossima corsa per la Casa Bianca e si ipotizzano i nomi di chi può partecipare alle primarie, a partire dai democratici. Poco prima della fine dell’anno è arrivata la conferma indiretta a un’indiscrezione che circolava da tempo, la senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren ha infatti lanciato un comitato esplorativo presidenziale. Come spiega Politico, questo passaggio le offre un meccanismo legale per accelerare la raccolta fondi e bloccare operatori chiave in alcuni Stati. Inoltre, l’ex docente universitaria ha pubblicato un video di circa quattro minuti in cui spiega le ragioni della sua scelta. “Questo sentiero buio non deve essere il nostro futuro. Possiamo fare in modo che la nostra democrazia funzioni per tutti noi. Possiamo fare in modo che la nostra economia funzioni per tutti noi. Possiamo ricostruire la classe media americana (…) non importa dove vivi in America e non importa da dove proviene la tua famiglia nel mondo, tu meriti un sentiero verso l’opportunità, perché non contano le nostre differenze, la maggior parte di noi vuole le stesse cose: essere in grado di lavorare duramente, obbedire alle stesse regole e preoccuparci per le persone che amiamo, questa è l’America per cui sto lottando, ed ecco perché oggi ho intenzione di lanciare un comitato esplorativo presidenziale.”

Alla Warren potrebbero aggiungersi come candidati per le primarie democratiche Kamala Harris, Cory Booker, Kirsten Gillibrand, Bernie Sanders e Beto O’Rourke. Senza dimenticare Joe Biden. L’ex senatore del Delaware ed ex vicepresidente, ha ottenuto la maggioranza, per l’esattezza il 32%, delle preferenze dei probabili membri del caucus dell’Iowa in un sondaggio pubblicato a metà dicembre e condotto da Des Moines Register/CNN/Mediacom. L’anno, come dicevamo, è appena cominciato ed entrambe le sponde dell’Atlantico offrono motivi per seguirne con attenzione i prossimi sviluppi politici.

Fonte: Linkiesta. Autori:Francesco Nicodemo, Giusy Russo

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