Armi, il problema che gli Stati Uniti non vogliono riconoscere

Armi, il problema che gli Stati Uniti non vogliono riconoscere

Ogni volta che avviene una strage come quella di Las Vegas oppure nella chiesa battista in Texas  l’opinione pubblica statunitense si divide. Da una parte chi vorrebbe limitare il più possibile la vendita delle armi e, invece, dall’altra chi crede che sia un diritto costituzionale averne una. Proibirle sembra un obiettivo irraggiungibile. Il secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti garantisce il diritto di possedere un’arma. È stato scritto nel 1791 e, forse, a qui tempi aveva persino senso. Stiamo parlando di una nazione nata nel sangue di una guerra per l’indipendenza che era da poco terminata. Quindi la paura di un eventuale ritorno dell’esercito britannico ha fatto sì che si dovesse specificare che possedere un’arma, ben regolamentata, era necessario alla sicurezza di uno Stato libero.

Sono passati secoli da allora eppure questo emendamento è il vessillo dietro il quale si nascondono gli amanti delle armi da fuoco. Perché per capire la cultura delle armi che esiste negli States bisognerebbe dimenticarsi di cosa pensiamo noi circa l’argomento.

Il comico australiano Jim Jefferies, durante un suo spettacolo, ha fatto un lungo monologo sulle armi da fuoco negli States, descrivendo come in Australia dopo una strage si proibì l’acquisto delle armi e di come gli australiani avessero accettato con serenità e consapevolezza questa decisione. In America, invece, racconta di come dopo il massacro di Sandy Hook, dove sono morti molti bambini piccoli, il governo ha detto “Forse potremmo sbarazzarci delle pistole più grandi?“, scatenando le ire dell’oltre la metà della popolazione che invocava il diritto a possederne una.

E conclude dicendo che agli americani, in fondo, piacciono troppo le pistole.

Quando sono stato in California, Utah, Arizona e Nevada ero rimasto colpito da come le armi da fuoco fossero un prodotto di consumo paragonabile a una canna da pesca oppure a un modellino di auto. Nei negozi si potevano trovare volantini pubblicitari che descrivevano l’efficienza di un fucile oppure di un mitragliatore. Ed erano esposti di fianco a quelli che indicavano una percentuale di sconto su capi d’abbigliamento. E non parlo di una pistola da tenere nel cassetto ma di fucili d’assalto per essere pronti a una guerra. Esistono negozi dove si possono acquistare armi da fuoco e, in alcuni casi, anche aree dedicate nei supermercati. In più esiste anche la possibilità di acquistare una pistola, o altro, anche da un privato. Quindi in un paese in cui, secondo le stime, ci sarebbero più armi da fuoco che abitanti, è difficile pensare di vietare all’improvviso quello che per loro è una tradizione e, forse persino più grave, la normalità.

Nel luglio del 2008 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha fornito quella che è un’interpretazione definitiva del Secondo emendamento. Il diritto di possedere un’arma è inviolabile come il voto e la libertà d’espressione. Dichiarando incostituzionale la legge del Distretto di Columbia che ne vietava il possesso e annullando quella di Washington che vietava di tenere in casa una pistola per difesa personale. Il rapporto tra le armi e gli abitanti degli Stati Uniti ha radici profonde e, lasciando da parte il concetto di libertà individuale, è un business miliardario. Quindi è alquanto improbabile che da un giorno all’altro se ne possa proibire la vendita. Anzi direi che è impossibile. Le lobby che influenzano le decisioni del congresso hanno un grosso potere, soprattutto economico, grazie agli aiuti finanziari delle industrie delle armi. Quindi si potrebbe lavorare sulle regole per l’acquisto, ma anche in questo caso la strada sembra essere in salita.

In una puntata dei Simpsons, Homer decide di comprare una pistola per proteggere la sua famiglia e, dopo che il venditore gli ha proposto anche un’arma per abbattere gli elicotteri della polizia, deve aspettare cinque giorni perché ci sono dei controlli da fare. Passato quel lasso di tempo il venditore dice che essendo stato in un ospedale psichiatrico, avendo notevoli problemi con l’alcol e avendo tirato un pugno all’ex presidente George Bush era stato etichettato come “Soggetto pericoloso” e quindi non potrà avere più di tre armi. Questa scena rappresenta e sintetizza uno dei problemi sostanziali della vendita e del commercio delle armi da fuoco. Una pistola da sola non può uccidere nessuno, ci deve sempre essere qualcuno pronto a premere il grilletto. E sarebbe importante, se non si riesce a vietarne il commercio, almeno essere sicuri che non finisca nelle mani di qualcuno pronto ad affittare una stanza a Las Vegas e sparare sulla folla massacrando e ferendo delle persone. Oppure non dare nemmeno una fionda a un ex militare congedato per maltrattamenti alla moglie e al figlio capace entrare dentro a una chiesa battista, durante una funzione, e mettere fine alla vita di innocenti. Perché altrimenti si confonde la libertà con la stupidità.

Fonte: wired.it | Autore: Claudio Marinaccio

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