Primarie Usa 2016: guida alle primarie del South Carolina e ai caucus del Nevada

Primarie Usa 2016: guida alle primarie del South Carolina e ai caucus del Nevada

Dopo le elezioni in Iowa e New Hampshire le primarie di Usa 2016 proseguono con le primarie in South Carolina e i caucus in Nevada. Sabato 20 febbraio si svolgeranno le primarie repubblicane in South Carolina, in contemporanea ai caucus democratici del Nevada

Primarie-Usa-2016-primarie-South-Carolina-caucus-Nevada

PRIMARIE USA 2016 PRIMARIE SOUTH CAROLINA

Le primarie di Usa 2016 si spostano nella altre due macro-aeree in cui si suddividono gli Stati Uniti: dopo i caucus dell’Iowa nel Midwest e le prime primarie del New Hampshire nel Nordest le elezioni arrivano al Sud e all’Ovest. L’equilibrio geografico è stato ricercato a lungo dai partiti americani, per evitare che singoli Stati o singole aeree abbiano un peso eccessivo, e dal 2008 South Carolina e Nevada segnano il primo appuntamento elettorale presidenziale per il Sud e l’Ovest degli Stati Uniti. Le primarie del South Carolina hanno così assunto un ruolo particolarmente rilevante, sia per i Repubblicani che per i Democratici. In questo Stato del profondo Sud americano, regione storicamente segnata da profonde tensioni etniche tra la maggioranza bianca e la minoranza nera, il Gop si confronta per la prima volta con un elettorato piuttosto rappresentativo dei suoi simpatizzanti a livello nazionale, in una regione diventata negli ultimi decenni sua solida roccaforte. In Iowa i caucus repubblicani sono influenzati da una partecipazione più basso rispetto alle normali elezioni, mentre in New Hampshire le primarie sono parzialmente deviate da una presenza rilevante di elettori moderati, tipici di chi vota Gop nel Nordest ma minoritari nelle altre zone degli Stati Uniti. Per questo motivo sin dagli anni ’80 i Repubblicani hanno organizzato le prime primarie del Sud in South Carolina, al fine di svolgere un test anticipato della sua base elettorale conservatrice. Secondo l’exit poll del 2012 delle primarie vinte dall’ex Speaker della Camera dei rappresentanti New Gingrich l’elettorato repubblicano si era suddiviso in tre parti simili, tra chi si identifica come molto conservatore, abbastanza conservatore e moderato/liberal. Una composizione ideologica prossima ai Repubblicani, da ormai diversi decenni un’alleanza di conservatori allargata a elettori moderati su temi economici o sociali, ma quasi mai liberal a differenza di quanto succedeva nel secondo dopoguerra con Eisenhower e in parte anche Nixon. Alle primarie del South Carolina è assai rilevante il voto dei cristiani evangelici, come capita al Sud così come nelle aree rurali degli Stati Uniti, anche se il loro orientamento è meno influenzato dai valori religiosi rispetto alla base più ristretta che partecipa ai caucus dell’Iowa. Le primarie della South Carolina sono il primo appuntamento di Usa 2016 in cui si compete in uno Stato con un orientamento politico molto marcato, dopo i piuttosto equilibrati Iowa e New Hampshire. Dal 1964 al 2012 i candidati repubblicani alla presidenza degli Stati Uniti hanno sempre vinto questo Stato, con un’unica eccezione avvenuta nel 1976, quando il georgiano Jimmy Carter era riuscito a vincere la Casa Bianca grazie anche alla sua forza nel Sud.

Primarie-Usa-2016-primarie-South-Carolina-caucus-Nevada
Primarie-Usa-2016-primarie-South-Carolina-caucus-Nevada

PRIMARIE USA 2016 CAUCUSA NEVADA

Il Sud è l’area politicamente più conservatrice degli Stati Uniti, che dopo la concessione dei diritti civili ai neri negli anni ’60 si è polarizzata tra bianchi che votano per i Repubblicani, e gli afro-americani che invece votano in massa per i Democratici. In South Carolina i candidati democratici sono tendenzialmente poco competitivi alle elezioni federali da ormai diversi decenni, ma le primarie in questo Stato, che si svolgeranno sabato 27 febbraio per la formazione politica di Hillary Clinton e Bernie Sanders, sono particolarmente importanti perché rappresentano il primo test con una delle loro costituency più importanti, i neri. L’elettorato afro-americano manca, o è molto marginale, in Iowa e New Hampshire, mentre è minoritario in Nevada. In questo Stato dell’Ovest i caucus democratici si svolgeranno sabato 20 febbraio, mentre quelli repubblicani saranno organizzati 3 giorni dopo, martedì 23 febbraio. Per i Democratici i caucus in Nevada sono particolarmente rilevanti perché sono la prima occasione delle primarie di Usa 2016 in cui il partito si confronta con le minoranze etniche. Il supporto degli statunitensi non bianchiè fondamentale per il centrosinistra americano: alle presidenziali circa il 45% dei consensi ottenuti da Barack Obama è arrivato da neri, ispanici, asiatici e da cittadini di altra etnia.  Per Mitt Roney il voto delle minoranze etniche rappresentava invece poco meno del 10% delle preferenze totali ottenute, secondo gli exit poll del 2012. Il Nevada è uno Stato diventato più competitivo alle presidenziali proprio per il peso sempre più marcato dei gruppi di etnia non bianca, come mostrato dalle due vittorie consecutive di Barack Obama, in particolar modo per l’incremento demografico degli ispanici. Secondo gli ultimi dati del censimento statunitense ben il 25% degli abitanti del Nevada ha origini latine, prevalentemente messicane. Questo gruppo demografico è culturalmente e politicamente moderato, anche se negli ultimi decenni si è spostato verso i Democratici anche in ragione dello radicalizzazione dei Repubblicani contro l’immigrazione. La maggior parte dei migranti negli Stati Uniti proviene infatti dal vicino Centro America, e a partire dagli anni duemila nel Gop sono cresciuti sentimenti di ostilità verso gli stranieri che vengono a lavorare negli Usa, in particolare nei confronti degli oltre dieci milioni di irregolari, esplosi nella candidatura di Donald Trump. L’amministrazione di Barack Obama ha invece cercato di consolidare il sostegno degli ispanici attraverso diverse misure di grande rilevanza, come la nomina di Sonia Sotomayor alla Corte Suprema, o l’ordine esecutivo che ha consentito a milioni di irregolari di rimanere all’interno degli Stati Uniti.

Primarie-Usa-2016-primarie-South-Carolina-caucus-Nevada

PRIMARIE USA 2016 DONALD TRUMP

Le primarie di South Carolina sono la competizione più importante prima del SuperTuesday, che si svolgerà martedì 1 marzo con il voto di ben 15 Stati, particolarmente concentrati nel Sud degli Stati Uniti. La South Carolina permetterà di capire chi arriverà al SuperTuesday come favorito per la nomination: tra i Repubblicani questo ruolo spetta senza dubbio a Donald Trump in questo momento. Dopo i caucus dell’Iowa e le primarie del New Hampshire il miliardario di NYC è in testa al conteggio dei delegati, con 17 suoi rappresentanti per la Convention di Cleveland contro gli 11 di Ted Cruz e i 10 di Marco Rubio. Donald Trump è rilevato in prima posizione con ampio vantaggio tanto nei sondaggi locali relativi a South Carolina e Nevada, quanto nelle indagini nazionali. Una forza demoscopica che potrebbe essere aumentata da nuovi successi negli appuntamenti elettorali dei prossimi giorni, particolarmente rilevanti ai fini della corsa alla nomination. Alle primarie del South Carolina sono in lizza ben 50 delegati, e sono assegnati con un criterio maggioritario. 26 delegati sono assegnati al vincitore a livello statale, mentre 3 sono attribuiti al candidato che arriva primo nei 7 distretti in cui è suddiviso il South Carolina per un totale di altri 21. Altri 3 sono invece assegnati dal comitato nazionale repubblicano in base al risultato elettorale. Chi vincerà le primarie in South Carolina sarà il candidato repubblicano che arriverà al SuperTuesday con il maggior numero dei delegati, visto che nei successivi caucus del Nevada i rappresentanti dei candidati alla Convention saranno distribuiti in modo proporzionale. Donald Trump è rilevato dai sondaggi sulle primarie in South Carolina su valori di consenso simili alla percentuale ottenuta in New Hampshire, ovvero sopra al 35%.

Al secondo posto si trova Ted Cruz, che in questo Stato sudista dovrebbe essere beneficiato dalla consistente mobilitazione dei cristiano evangelici. Il fronte più moderato, composto da Marco Rubio, Jeb Bush e John Kasich dopo il ritiro del governatore del New Jersey Chris Christie, è ancora diviso nella ricerca dell’anti Trump, ed eventualmente dell’anti Cruz, vista la forte ostilità che suscita anche il senatore del Texas tra i vertici repubblicani. Marco Rubio sembra potersi riprendere dal deludente risultato in New Hampshire, ma solo per consolidare il suo ruolo di terzo candidato alla nomination. Jeb Bush, il candidato repubblicano che finora ha speso il maggior numero di soldi, poco meno di 100 milioni di dollari, cerca in South Carolina un’ancora di salvezza per la sua finora disastrosa campagna presidenziale. Anche suo fratello, l’ex presidente George, ha rotto il suo silenzio politico per appoggiarlo in un comizio svolto in una delle più popolose città dello Stato, Charleston. John Kasich appare invece troppo moderato per essere competitivo in un elettorato conservatore e sudista come quello che voterà sabato 20 febbraio.

PRIMARIE USA 2016 BERNIE SANDERS

Donald Trump sta vincendo le primarie di Usa 2016 sconfiggendo praticamente ogni regola della politica americana: è il candidato con il minor numero di appoggi dagli eletti repubblicani, e ha scarsa organizzazione sul campo. La sua campagna consiste in relativamente pochi comizi negli Stati al voto, trainati dall’enorme eco mediatica suscitata dal miliardario di NYC da quando è sceso in campo per la Casa Bianca, e con messaggi sospinti dall’enorme seguito sui social media. Donald Trump autofinanzia la sua campagna, e ha un fundraising molto deludente, anche voluto per certi versi, e nonostante la sua marcata debolezza in quasi tutti i parametri di riferimento per valutare la forza di una candidatura presidenziale è diventato l’indubbio favorito per la nomination repubblicana. Le primarie di Usa 2016 si stanno sviluppando in modo assai diverso dal previsto, e ciò vale per il Gop così come per i Democratici. La candidatura di Bernie Sanders sta infatti incontrando un successo imprevisto e imprevedibile, per un senatore di più 70 anni, rappresentante di uno dei più piccoli Stati degli Stati Uniti, unico parlamentare statunitense a definirsi socialista. Tutte caratteristiche che avrebbero dovuto condannare Bernie Sanders alla marginalità nella sua sfida contro Hillary Clinton, che invece potrebbe essere riaperta se il senatore del Vermont trovasse un successo in Nevada e soprattutto un buon risultato in South Carolina. Il Nevada è l’occasione più propizia per Bernie Sanders, come mostrano anche gli ultimi sondaggi. All’Ovest il profilo indipendente e anti establishment del senatore del Vermont può suscitare simpatie, così come il suo supporto alla libertà d’armi, che gli ha consentito d recuperare vasti consensi nella classe operaia e tra i ceti medio-bassi delle aeree rurali. Ai caucus democratici del Nevada Bernie Sanders potrebbe contare sulla marcata mobilitazione dei giovani, che hanno letteralmente fatto esplodere la sua candidatura, così come sul supporto degli iscritti ai sindacati. La maggior parte delle sigle sindacali del Nevada, particolarmente quelle concentrate a Las Vegas, hanno espresso sostegno a Hillary Clinton. Il messaggio egalitario e anti Wall Street di Bernie Sanders appare però particolarmente attraente per i ceti medio-bassi, come registrato tanto in Iowa, quanto in New Hampshire.

I pochissimi sondaggi condotti in questo Stato per i caucus democratici rilevano una situazione di grande equilibrio, determinatasi dopo l’erosione dei consensi per l’ex segretaria di Stato e il boom demoscopico e mediatico del senatore del Vermont. Il Nevada avrebbe dovuto essere lo Stato decisivo per il rilancio della campagna di Hillary Clinton dopo la preventivata sconfitta in New Hampshire, in vista del SuperTuesday. Visto l’equilibrio demoscopico e organizzativo registrato sul campo, sembra invece che l’ex First Lady debba puntare sul South Carolina. Al momento la sua candidatura alla Casa Bianca appare ancora la favorita grazie al massiccio sostegno degli afro-americani, il gruppo demografico che nel 2008 determinò la sorprendente vittoria di Barack Obama.

Autore: Andrea Mollica | Fonte: giornalettismo.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *