Soldi alla politica, i bilanci dei gruppi parlamentari

Soldi alla politica, i bilanci dei gruppi parlamentari

Più di 50 milioni di euro l’anno. Tanto costano a Camera e Senato i gruppi politici che oggi, da sinistra a destra, compongono i due rami del parlamento (dove la riforma costituzionale è ancora in discussione). Montecitorio e Palazzo Madama, infatti, nel solo 2014 hanno stanziato rispettivamente 32 e 21,3 milioni di euro per le formazioni elette dai cittadini alle politiche. Deputati e senatori. Da inizio legislatura – marzo 2013 – il totale calcolato sui due anni è di 106,7 milioni di euro. Soldi che vanno ad affiancarsi ai rimborsi elettorali destinati ai partiti a ogni chiamata alle urne. A fine 2014, sette gruppi parlamentari hanno chiuso il bilancio in negativo: tra questi, la Lega. E Forza Italia al Senato.

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Ma come viene diviso questo denaro? E come viene speso? Di sicuro c’è che il numero elevato di cambi di casacca – di passaggi, cioè, da un gruppo politico all’altro – influisce di gran lunga sulla ripartizione della cifra. Ciascun gruppo, infatti, riceve un contributo destinato al proprio funzionamento che viene calcolato, fra le altre cose, sulla base della propria composizione: più è grande – dunque più parlamentari vi risultano iscritti – e più soldi riceverà.

Ciò significa che l’acquisizione o la perdita di esponenti non sarà soltanto un ‘dato’ politico ma influenzerà pesantemente anche l’ammontare dei fondi a disposizione. Secondo i dati Openpolis per Repubblica.it, è stato possibile valutare l’apporto fornito da ciascun parlamentare iscritto proprio a partire dal contributo annuo stanziato da Camera e Senato. Si tratta di circa 50mila euro a deputato e di oltre 67mila euro a senatore. “Sono stime – precisa Openpolis – che permettono di capire quanto si perda o si guadagni attraverso il valzer dei cambi di casacca”.

Sulla base di tali stime, tra Camera e Senato il Pd oggi riceverebbe circa 1,3 milioni di euro in più grazie ai 23 parlamentari entrati nel corso della legislatura. Sempre per gli stessi motivi, l’implosione del Pdl a fine 2013 con la genesi del Nuovo centrodestra e la ‘rinascita’ di Forza Italia farebbe sì che nei bilanci dei berlusconiani vengano a mancare grosso modo 5 milioni di euro.

Certo, il trasformismo in parlamento è fenomeno che fa parte da sempre del nostro assetto costituzionale ma che in questi ultimi anni, complici le spaccature interne a tutti i partiti, ha raggiunto nuove dimensioni. Di sicuro, deputati e senatori sono costituzionalmente liberi (articolo 67) di cambiare gruppo senza dover renderne conto. E se nel 2010 sono stati proprio improvvisi cambi di gruppo – e di schieramento – a salvare il governo guidato da Silvio Berlusconi (vedi i casi di Domenico Scilipoti e Antonio Razzi), più recentemente si è assistito al proliferare di espulsioni sommarie (come nel caso del Movimento 5 Stelle), scissioni interne (dopo il Pdl, anche la rottura dentro Fi a opera dei fittiani e dei verdiniani) e la fine di esperimenti politici, tipo Scelta civica.

Basti pensare che oggi alla Camera il terzo partito più grande, addirittura più di Forza Italia, è il gruppo Misto. Con 59 deputati (contro i 53 azzurri) si propone come un approdo sempre più accogliente. Dalla nuova creatura di Denis Verdini (Ala) a quella di Raffaele Fitto (Conservatori e riformisti) passando per Pippo Civati, alla fine in tanti a Montecitorio si sono iscritti al Misto pur di non scomparire. Ma chi ha vinto e chi ha perso dopo oltre 300 cambi di casacca? Il Misto è tra coloro che incasserebbero di più (2,1 milioni in aggiunta), sorpassato soltanto da Area popolare (Ncd più Udc) al quale andrebbe quasi il doppio. A cedere, oltre Fi, anche Lega, Sel e M5s.

Tutti i gruppi, inoltre, spendono la parte principale del loro budget per il personale: in media il 70% del totale. In questa voce rientrano i dipendenti, i collaboratori e anche le consulenze. Al netto dei consulenti, di cui non viene fornito il dettaglio, nel 2014 hanno lavorato per i gruppi parlamentari oltre 500 persone, con un rapporto di 1 ogni 2 eletti a Palazzo Madama e Montecitorio. Non rientrano nel conteggio gli assistenti dei singoli parlamentari che fanno invece parte dello staff personale.

Area popolare (Ncd più Udc). I dati del gruppo, che inizialmente si chiamava Nuovo centrodestra, sono fortemente influenzati dalla sua nascita, avvenuta dopo le elezioni politiche del 2013. Per questo motivo sia il contributo ricevuto sia, più in generale, le risorse impiegate, hanno subìto forti variazioni nel corso della legislatura.

Fratelli d’Italia. Il gruppo è presente solamente a Montecitorio. La sua consistenza nei due anni di riferimento non è variata, e quindi il maggior contributo è dovuto ai maggiori mesi di attività del parlamento. E’ uno dei pochi gruppi in cui il rapporto personale-deputati è di 1 a 1.

Forza Italia. Il gruppo, ex Pdl, è fra quelli che ha subìto le perdite maggiori (numero di iscritti) da inizio legislatura. Ad oggi risulta avere 35 deputati in meno alla Camera e 48 senatori in meno al Senato, per una tendenziale contrazione del contributo ricevuto pari a 5 milioni di euro l’anno.

Lega Nord. Da inizio legislatura le entrate del gruppo, presente sia alla Camera sia al Senato, sono state pari a 4,6 milioni di euro. Una percentuale molto alta, oltre l’11% a Montecitorio e il 12% a Palazzo Madama, è stata spesa in comunicazione. Nessun altro gruppo in parlamento raggiunge le percentuali del Carroccio.

Movimento 5 Stelle. Da inizio legislatura, le entrate del gruppo, presente sia alla Camera sia al Senato, sono state pari a 13,4 milioni. Entrambi gli anni di legislatura sono stati chiusi con un avanzo di gestione. Dopo Forza Italia, il M5s risulta essere il gruppo politico che ha perso più membri dalle scorse politiche (e che non si è sciolto). Ad oggi, la sua perdita tendenziale annua sarebbe pari a 2 milioni di euro.

Misto. Le entrate del gruppo Misto sia alla Camera sia al Senato sono fortemente legate agli esborsi per il personale (circa l’80%). Nei continui cambi di gruppo dell’attuale legislatura però, il gruppo Misto ha visto i suoi numeri salire fortemente, segnando un +23 alla Camera e un +14 al Senato. Ad oggi, la crescita tendenziale del suo contributo sarebbe pari a 2 milioni l’anno.

Partito democratico. In entrambi i rami del parlamento, il Pd è il gruppo più numeroso. Da inizio legislatura ha avuto entrate pari a 38,5 milioni di euro, finendo tanto il 2013 quanto il 2014 con un avanzo di bilancio. Il crescente numero di parlamentari iscritti al Pd, sia alla Camera sia al Senato, non farà che aumentare il contributo che riceve il gruppo, un incremento tendenziale ad oggi pari a 1,3 milioni di euro l’anno.

Scelta civica. Dopo Forza Italia e il Movimento 5 Stelle, è il terzo gruppo maggiormente in perdita da inizio legislatura. Completamente sparito al Senato, alla Camera ha ad oggi un saldo negativo di 22 deputati, per una perdita tendenziale di contributi da parte di Montecitorio pari a 1,1 milioni di euro l’anno. Dopo Sel, è il gruppo alla Camera che ha speso di più nell’acquisto di beni in relazione ai suoi iscritti: circa 438 euro per deputato in due anni.

Sinistra ecologia e libertà. Il gruppo è presente solamente a Montecitorio. In due anni ha ricevuto quasi 3 milioni di euro. E’ uno dei gruppi che ha potuto sopportare una chiusura del 2014 in negativo, grazie all’avanzo di bilancio ereditato dal 2103. Ben 12 le perdite all’interno del gruppo alla Camera, con un calo tendenziale ad oggi di 609mila euro l’anno.

Spese per il personale. Circa il 70% delle risorse a disposizione dai gruppi parlamentari viene impiegato per pagare il personale: si tratta di circa 70 milioni di euro da inizio legislatura. Cifre e numeri importanti se si considera che questi non includono gli assistenti né i collaboratori personali dei parlamentari stessi. “La Camera e il Senato – sottolinea Openpolis – hanno regole piuttosto stringenti che disciplinano l’assunzione di personale dipendente da parte dei gruppi. I quali, anche per non incorrere in questi vincoli, hanno aumentato nel tempo l’attivazione di collaborazioni temporanee e di consulenze esterne. Una libertà di azione e di rendicontazione che ha portato alla pubblicazione – da parte dei gruppi – di informazioni poco omogenee ed esaustive. Se da un lato quindi, il ‘quanto’ viene speso è riportato in maniera chiara, non si può dire altrettanto per altre questioni. Per fare un esempio: accanto alla cifra stanziata per le spese di consulenza, spesso e volentieri non segue un dettaglio. Mettere insieme il numero esatto di collaborazioni e consulenze non è quindi sempre evidente”.

Nonostante le difficoltà nel ricostruire il dato, dunque, nel 2014 sono state contate oltre 560 persone (dipendenti e collaboratori) che lavoravano per i gruppi parlamentari di Montecitorio e Palazzo Madama, con un rapporto di 1 a 2 rispetto ai parlamentari. Alla sola Camera dei deputati nel 2014 sono state impiegate dai gruppi, tramite varie forme contrattuali, 380 persone. Due gruppi a Montecitorio a fine 2014 avevano più personale che membri effettivi del gruppo stesso: Per l’Italia-Centro Democratico e Misto. Fra tutti, il gruppo con il rapporto più basso, era il Movimento 5 Stelle (0,49).

Acquisto di beni e comunicazione. Nonostante la mole di denaro sia notevolmente inferiore rispetto a quella dedicata al personale, nei bilanci dei gruppi ci sono altre due voci che assumono rilevanza. Sono le spese per l’acquisto di beni (carburante, cancelleria, stampanti, libri e pubblicazioni) che ammontano a quasi 200mila euro, e quelle per il supporto all’attività politica (studio, editoria e comunicazione) che superano i 4,6 milioni. Da un lato quindi si tratta di denaro utilizzato per la quotidianità del gruppo, dall’altro di soldi che hanno lo scopo di “pubblicizzare” l’attività portata avanti in parlamento. Feste di partito comprese.

Nel merito dell’acquisto di beni, in due anni i gruppi di Palazzo Madama hanno stanziato 81mila euro. In media, a senatore, sono stati spesi 374,93 euro: un dato molto più alto rispetto alla Camera e fortemente trainato dal gruppo Misto che in due anni ha speso oltre mille euro per senatore, tre volte la media dell’aula. In particolare, 7mila euro all’anno in carburante. Salta all’occhio anche il dato 2013 per il Movimento 5 Stelle, con 28mila euro utilizzati per l’acquisto di beni strumentali, portando il gruppo a totalizzare la più alta spesa assoluta in due anni, oltre 30mila euro.

Fonte: repubblica.it | Dati forniti da Openpolis

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