Renzi, leader senza partito: lui sale ma il Pd scende. M5S ancora in crescita, FI controsorpassa la Lega

Renzi, leader senza partito: lui sale ma il Pd scende. M5S ancora in crescita, FI controsorpassa la Lega

Renzi prosegue la sua marcia. Tra una riforma e l’altra, senza sosta e senza quiete. Quasi un corpo a corpo. Con le opposizioni e con la maggioranza – peraltro, a geometria variabile. Mentre il PD è, a sua volta, scosso da tensioni interne. Un cammino contrastato, che lascia tracce visibili nell’opinione pubblica. Come emerge dal sondaggio dell’Atlante Politico di Demos, condotto nei giorni scorsi, in ambito nazionale.

L’aspetto, forse, più inatteso dell’indagine – almeno dal mio punto di vista – è la distanza crescente, per non dire la dissociazione, fra Matteo Renzi e il PD. Il Partito: sembra in maggiore difficoltà rispetto al Premier. Che ha, ormai, ” personalizzato” il governo, più ancora del partito.
LE TABELLE
Certo, il giudizio dei cittadini su Renzi e sul governo non è più quello del periodo aureo, successivo alle elezioni europee. Ma nell’ultima fase si è mantenuto, sostanzialmente, costante. Oggi, il 42% degli elettori (intervistati) esprime una valutazione (sufficientemente o molto) positiva sull’azione del governo. Più o meno come nel novembre 2014. Ma un po’ più rispetto allo scorso giugno (39%). Il giudizio ” personale” su Matteo Renzi ha, invece, subì to variazioni più rilevanti. Oggi il 44% degli italiani mostra di gradire il suo operato. Molto meno rispetto a un anno fa, quando l’indice superava il 60%. Ma, comunque, più degli ultimi mesi. Visto che lo scorso giugno era appena sopra al 40%. Tuttavia, Renzi resta il leader politico, di gran lunga, più apprezzato. Dietro a lui, Giorgia Meloni, assai più popolare del partito che guida (Fratelli d’Italia). Mentre i suoi avversari diretti sono lontani. Matteo Salvini, leader della Lega, è, infatti, valutato positivamente dal 33% dei cittadini (intervistati). In calo di 4 punti rispetto allo scorso giugno. Luigi Di Maio e Beppe Grillo, i portavoce del M5s: è gradito al 31%. Mentre Silvio Berlusconi, nemico-amico del premier, secondo la convenienza, è ancora più in basso. Apprezzato dal 26% dei cittadini. Un consenso, comunque, maggiore degli amici che lo hanno abbandonato strada facendo. Visto che il gradimento per Alfano, leader dell’NCD, si ferma al 23%. Mentre Verdini, ultimo ad aver lasciato Berlusconi, è ancora sconosciuto a molti (41%). E, comunque, sono in pochi (8%) ad apprezzarne le virtù politiche.

Così, Matteo Renzi appare, sempre più, il Capo di un Governo modellato a sua immagine. Che riesce a proseguire la marcia, nonostante le difficoltà e le insidie. E nonostante il malessere diffuso nei confronti delle sue politiche. Visto che la maggioranza dei cittadini non sembra soddisfatta delle riforme avviate e approvate. In particolare, in materia di scuola, tasse e immigrazione. Lo stesso iper-attivismo del Premier – il suo marchio – rischia, a gioco lungo, di ridurre l’efficacia – per non dire l’utilità – delle sue iniziative, nella percezione dei cittadini. Si pensi alle riforme istituzionali. Soprattutto, alla riforma del Senato, che abolisce il bicameralismo perfetto. La bandiera di Renzi. Della sua volontà – e capacità – di voltar pagina. Quasi tre italiani su quattro la ritengono poco o per nulla influente, se non (il 9%) perfino dannosa. Oppure (il 16%) non ne sanno e non ne capiscono nulla.

Così, in tempi di distacco dalla politica e, anzi, di antipolitica, il Premier risulta, nonostante tutto, ” moderatamente” apprezzato. Da una parte di italiani minoritaria. Ma, comunque, in misura superiore a tutti gli altri ” politici”. Il rischio principale, per Renzi, è semmai, di apparire sempre più ” solo”. Il Capo di una Repubblica fondata sul Premier. Una ” Repubblica indistinta”, per citare Edmondo Berselli. E im-prevista, dalle riforme costituzionali e istituzionali approvate.

Per contro, la delusione e il malessere sociale, prodotti da una ripresa economica incerta e dagli scandali che si susseguono, lo sfiorano, senza investirlo direttamente. La stessa crisi politica romana, che ha spinto il sindaco Marino alle dimissioni, non sembra aver logorato il consenso di Renzi. I costi più elevati, semmai, li ha pagati il PD. Secondo le stime di voto di Demos, sarebbe sceso sotto il 32%. Il livello più basso dalle elezioni europee fino ad oggi. Mentre il M5s ha raggiunto il livello più elevato: il 27,2%. La distanza fra i due partiti si è, dunque, ridotta a circa 4 punti e mezzo. Alle europee era di quasi 20. Un anno fa: di oltre 16.

Gli altri partiti sono lontani. La Lega di Salvini sembra aver interrotto la sua corsa. La ” pausa” nel flusso dei profughi – sui media, se non nella realtà – ha, probabilmente, ridotto l’efficacia del messaggio leghista. Così, attualmente, Forza Italia ha superato, di nuovo, la Lega. O, forse, è avvenuto il contrario. La Lega è scivolata sotto Forza Italia. Di poco. Meno di un punto percentuale. Entrambe attestate intorno al 13%. Anche per questo, i due partiti sembrano ” condannati alla coalizione”. Perché da soli rischiano la marginalità. Insieme, invece, diverrebbero competitivi. Soprattutto in caso di ballottaggio, come previsto dall’Italicum, la nuova legge elettorale voluta da Renzi. Secondo le stime di Demos, l’asse Lega-Forza Italia supererebbe il 48%. E si avvicinerebbe, dunque, al PD. Anche la sfida con il M5s, d’altronde, risulterebbe insidiosa, per il PD. Che non arriverebbe al 53%. In entrambi i casi, la distanza è ridotta. Al punto da non permettere previsioni sicure. Il PD appare, dunque, ” favorito”, ma non ” predestinato” a un successo sicuro.

Naturalmente, sappiamo bene che i sondaggi sono fallaci. Esercizi teorici. Tanto più oggi, quando la scadenza delle prossime elezioni è lontana e, comunque, non prevedibile. Eppure anche questi dati servono a segnalare come il problema politico, forse, maggiore, per Renzi, oggi, non sia il governo. Ma il partito. Diviso fra PdR e PD. Una situazione insidiosa. Non solo per il PD. Anche per Renzi. Capo di un ” governo personale”. Ma può avere futuro un premier senza partito?

Fonte: Repubblica.it | autore: Ilvo Diamanti

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