Italicum. Le 16 risposte.

Italicum. Le 16 risposte.

Qualche giorno fa il “Sole24Ore” ha sottoposto un questionario in 16 domande su pregi e difetti dell’Italicum a due illustri studiosi, il prof. Roberto D’Alimonte – che dell’Italicum è un po’ il dottor Stranamore – e il prof. Valerio Onida. A me nessuno a chiesto nulla, ma poiché il questionario galleggia libero nella rete, anche io azzardo le mie risposte. E’ meno interessante del celebre “Questionario di Proust” ma comunque, può avere una sua utilità…

La riforma che la Camera si avvia ad approvare è buona o cattiva?

Credo sia più cattiva che buona, per ragioni di metodo e di merito. Una riforma compromissoria, pensata più per convenienze di breve periodo che per dare nuova linfa alla rappresentanza democratica e approvata con una procedura forzata violenta e pericolosa. Per citare la relazione dei “Saggi” (citatissimi in questi giorni): “La Commissione ritiene che una legge così delicata come quella elettorale debba essere sottratta al capriccio o all’abuso delle maggioranze occasionali”. E maggioranza più capricciosa e rabberciata di quella attuale è difficile immaginarla.

Se dovesse elencarne i meriti in tre punti, quali citerebbe?

Trovare tre meriti non è facile. Anche perché rispetto a cosa? Al defunto Porcellum di cui la nuova legge è parente stretta o al Consultellum, rispetto al quale mi pare un passo indietro. Comunque, trovo positivo che le circoscrizioni siano più piccole, che una parte di parlamentari non sia più nominata ma eletta (anche se non sono un fan delle preferenze) e che ci sia posta una soglia minima per l’attribuzione del premio. Grazie alla Corte Costituzionale, non certo alla Politica.

In cosa invece la ritiene sbagliata o migliorabile?

Migliorabile non è visto che è un dogma del governo il non cambiare una virgola. Comunque, in un mondo perfetto, direi la sostituzione dei capilista bloccati con altrettanti collegi uninominali “veri”, una soglia di esclusione più alta rispetto a quel 3% che non sbarra e la non attribuzione del premio in assenza di un’accettabile affluenza al ballottaggio.

I sostenitori della legge ne sottolineano la spinta a favore della governabilità. Lei è d’accordo? E in che modo ciò avverrà?

No, non sono d’accordo. La governabilità è una virtù politica, non tecnica e le leggi elettorali possono agevolarla, ma non crearla. Da quando abbiamo un sistema elettorale con premio di maggioranza non c’è stata coalizione che non si sia sfasciata anzitempo: il governo Prodi è franato dopo 2 anni, quello Berlusconi dopo 3 e la coalizione “Italia Bene Comune” ha retto poche ore. Naturalmente, questo discorso viene in parte modificato nel momento in cui la riforma del Senato verrà portata a termine e quindi non avremo più un bicameralismo perfetto, ma per abitudine tendo a non dare per acquisite le cose fino a quando non si realizzano e dunque – rebus sic stantibus – avremo un sistema elettorale diverso tra Camera e Senato e questo, lungi dal favorire governabilità, ne sarà inevitabile ostacolo.

Al contrario i detrattori ne sottolineano i limiti in termini di rappresentatività. Vede anche lei un rischio in questo senso?

Bisogna intendersi su cosa si intende “rappresentatività”. Se il termine è riferito alla possibilità di accesso per i partiti politici, direi che ce n’è fin troppa, stante lo sbarramento del solo 3% (il Consultellum pone il 4%). Se invece si fa riferimento alla rappresentatività dei “corpi intermedi”, questa sarebbe più adeguatamente garantita dai collegi uninominali.

Una delle obiezioni della Consulta al Porcellum è l’eccessiva disproporzionalità del premio di maggioranza attribuito senza stabilire una soglia minima. L’Italicum prevede una soglia del 40 per cento per ottenere il premio del 15 per cento. Si risponde così alle osservazioni della corte?

Penso che – anche se sul filo – la previsione di una soglia abbastanza elevata per l’attribuzione del premio al primo turno sia in linea con le obiezioni della Corte. Resta aperto il punto (etico e politico) dell’attribuzione di un premio a una minoranza, così come l’assenza di un quorum al secondo turno. Ma certo, rispetto al Porcellum si è comunque fatto un oggettivo passo avanti.

Non è un’anomalia in sé applicare un premio di maggioranza sulla base di un sistema proporzionale?

No. I premi di maggioranza sono una variante “disproporzionale” dei sistemi proporzionali.

La soglia di sbarramento è stata portata al 3 per cento per tutti i partiti. Se si voleva davvero fronteggiare la frammentazione non era meglio una soglia più alta, magari del 5 come in Germania?

Sarebbe stato sufficiente anche il 4% previsto dal Consultellum, magari integrato da una modalità di riparto dei seggi meno “garantista” per i piccoli partiti. Il fatto è che ogni riga di questa legge è scritta per conseguire uno scopo politico di breve periodo: il 3% serve a far contento Alfano che forse – per un pelo e con fatica – potrebbe riuscire a conseguirlo.

Non si rischia in questo modo la “balcanizzazione” delle opposizioni in presenza di un primo partito rafforzato dal premio?

Si. Ed è probabile che sia una delle finalità nascoste dell’Italicum: la creazione di un “monopartitismo imperfetto” imperniato su un Partito della Nazione di centro, con uno spruzzo di sinistra ma che guarda a destra.

L’altra importante obiezione della Consulta al Porcellum riguarda le lunghe liste bloccate, che non permettevano all’elettore di riconoscere il futuro eletto. La soluzione del capolista bloccato e delle preferenze per tutti gli altri non è un ibrido al ribasso? Soddisfa le indicazioni della Consulta?

Penso che potrebbe soddisfare la lettera della sentenza, meno lo spirito. Ma ricordiamo che non tutto ciò che è formalmente lecito è anche politicamente (o eticamente) corretto. E il richiamo fatto da illustri giuristi (come Augusto Barbera) al precedente della I Repubblica è del tutto inappropriato: allora i capilista erano 26 e non 100 e i partiti una cosa seria, con milioni di iscritti… ben altra cosa rispetto alle consorterie di notabili di oggi.

L’Italicum prevede la possibilità di candidature plurime per il posto di capolista. Con il rischio che un elettore scelga un partito in virtù dell’appeal di un capolista ritrovandosi poi ad eleggere un altro candidato. Questo non va contro l’indicazione della Consulta sulla riconoscibilità?

Direi proprio di si, questa è una delle scelte più ambigue e controverse rispetto alla sentenza.

Il premio di maggioranza, sia in caso di vittoria al primo turno sia in caso di vittoria al ballottaggio, attribuisce alla prima lista un vantaggio alla Camera di circa 25 deputati. Dal momento che la legge è stata pensata soprattutto in chiave di governabilità, non è un margine troppo esiguo?

Si è un margine esiguo. Non adeguato a ricostruire un’ordinata fisiologia delle relazioni governo-parlamento, oggi imprigionate in un reciproco sistema di veti che genera l’orrido trittico “decreto-legge/maxiemendamento/fiducia” quale strumento semiordinario di legislazione.

L’Italicum vieta espressamente gli apparentamenti tra partiti tra il primo e l’eventuale secondo turno di ballottaggio, apparentamenti consentiti in altri sistemi con ballottaggio. Non si rischia in questo modo di comprimere troppo il confronto democratico dando tutto il potere ai partiti maggiori?

E’ il problema del premio di maggioranza, che comunque lo giri e lo volti è una disgrazia. Se crei coalizioni c’è il rischio di dar vita al circo a tre piazze del 2006, con due coalizioni in competizione ciascuna sostenuta da oltre 10 sigle. Attribuendo il premio a un partito singolo in presenza di una competizione frastagliata, si rischia di creare il monolite.

Non è anomalo posticipare l’entrata in vigore dell’Italicum al luglio 2016 privando il Paese di un efficiente sistema elettorale in caso di necessità?

E’ una sciocchezza. Uno dei molti pasticci di contorno che fanno da corona alla legge.

L’Italicum vale solo per l’elezione della Camera dei deputati dal momento che c’è un legame politico con la riforma costituzionale ora all’esame del Senato per la terza lettura che abolisce il Senato elettivo trasformandolo in Camera delle Autonomie. Non è irrazionale, nel caso in cui la riforma costituzionale non andasse in porto, andare a votare con due sistemi diversi (l’Italicum per la Camera e il proporzionale Consultellum per il Senato)?

Certo che è irrazionale e va contro l’obiettivo supremo della riforma: la governabilità. Con due leggi diverse, ingovernabilità assicurata.

C’è il rischio di introdurre un presidenzialismo di fatto con il maggioritario Italicum e una sola Camera elettiva, come sostengono gli oppositori di questa riforma elettorale?

Il premiarato (come preferisco chiamarlo) è insito in tutti i sistemi parlamentari “forti”. Lo è nel Regno Unito, lo è in Spagna, lo è in Germania… Questa è la cosa che mi scandalizza di meno, anche se un rafforzamento sul versante delle garanzie non sarebbe stato sbagliato. E’ vero che il primo ministro britannico – ad esempio – ha poteri ben più vasti e sfumati di quelli del presidente del Consiglio italiano. Ma è vero anche che quest’anno gli inglesi festeggiano l’800° compleanno della Magna Carta, fondamento di un sistema di potere limitato e costituzionale ininterrotto…

 

Marco Cucchini | Poli@rchia (c)

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