Slidecrazia

Slidecrazia

Sono passati 11 giorni dalla ormai celebre conferenza stampa del presidente Renzi che – armato di slides – ha disegnato il lavoro del governo per i mesi che verranno. A questa sono seguite dichiarazioni entusiaste da parte di politici e opinionisti intenti a sottolineare la novità dell’approccio, la rottura con gli schemi del passato e tutto l’armamentario “novitista” che impera nei mezzi di informazione vecchi e nuovi da quando Matteo Renzi è diventato segretario del PD.

Da allora nulla è accaduto e siamo ancora fermi alle slides. Nessun decreto legge è stato adottato e nessun disegno di legge è stato presentato alle Camere. Eppure il consenso cresce e le aspettative assieme ad esso. Intendiamoci, questa non è una novità. Il governo Letta ha lasciato in eredita un bel po’ di regolamenti da adottare, senza i quali rilevanti provvedimenti convertiti in legge dal parlamento rimarranno lettera morta.

La questione non è da poco, non riguarda solo Renzi ma con Renzi si è avuto un salto di qualità: si annuncia un provvedimento. Il provvedimento viene presentato alla pubblica opinione che – ovviamente – non sa scindere tra il dire e il fare. Presto o tardi il provvedimento viene presentato alle Camere sotto forma di decreto legge o di iniziativa legislativa governativa e – il più delle volte – è diverso (in tutto o in parte) da come annunciato. Dal governo il provvedimento passa poi alle Camere, che tagliano, cuciono, aggiungono e tolgono come ritengono e quindi una proposta politica presentata come Rotonda viene licenziata Quadrata.

Infine, il Quadrato deve essere reso pienamente esecutivo attraverso una complicata operata di regolamentazione di dettaglio che non solo richiede un bel po’ di tempo (i ministeri non sono rapidissimi) ma comporta anche possibili alterazioni al progetto originario perché, come si immagina, il diavolo è nei dettagli…

Matteo Renzi è bravo nel giocare con le aspettative e con le promesse, come pochi altri prima di lui e non ci sono ancora ragioni per ritenere che non si passerà mai dalle parole ai fatti (in fondo, è in carica da solo un mese, diamo tempo…) ma la domanda è obbligatoriamente una: si può continuare a governare il Paese generando aspettative non soddisfatte? Perché qui – Renzi o non Renzi – entriamo nel problema centrale delle competizioni elettorali democratiche: si vince generando aspettative, ma si governa creando scontento.

Il problema è quindi la ricerca di un delicato equilibrio tra il desiderio legittimo di mantenere il consenso e quello di fare quanto che va fatto, sapendo che – in caso di decisioni difficili – i prezzi si pagano subito mentre i benefici, forse, un giorno, arriveranno…

Pertanto, per il momento accontentiamoci delle slides, sperando che forse, prima o poi, qualcosa di concreto verrà deciso. E’ la teoria decisionale nota come “cestino dei rifiuti”, della quale un giorno o l’altro ne parlerò con precisione…

Autore: Marco Cucchini

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