La forza di un tweet tra i venti di guerra

La forza di un tweet tra i venti di guerra

05/09/2013 – È sempre papa Francesco il grande protagonista della crisi siriana. Da giorni si tuffa su Twitter e posta messaggi che sembrano sferzate. Non solo accorati e forti appelli alla pace. Ma moniti che scuotono le coscienze più profonde, che toccano le vere corde degli interessi di un’azione di forza ancora confusa, incerta, dagli esiti imprevedibili.

Se ai grandi leader politici tocca il compito più difficile, quello di decidere il destino di Stati e popoli, al capo della Chiesa spettano gesti e parole che guidino quelle decisioni. Nessuno può sottrarsi a richiami che sono universali. Il papa parla a nome di tutti. Favorevoli e contrari. Guerrafondai e pacifisti.

La forza delle sue parole sta proprio in questo. Padre Bergoglio lo sa. Svolge il suo ruolo di pastore della Chiesa cattolica con una consapevolezza e un coraggio che raramente si sono visti in passato. Anche in Vaticano. Ma è proprio la Chiesa, ancora una volta, a fare ciò che la società e la classe politica non fanno. È lei ad indicare con chiarezza la strada da percorrere.

pope francesco

“Con tutta la mia forza chiedo alle parti in conflitto di non chiudersi nei propri interessi”, scrive papa Francesco in queste ore. E poi rivolgendosi ai capi di stato del G 20 in corso a San Pietroburgo, ultima occasione politica prima della grande scelta, ricorda: “I leader non rimangano inerti di fronte al dramma che vive già da troppo tempo la cara popolazione siriana e che rischiano di portare a nuove sofferenze ad una regione tanto provata e bisognosa di pace. “A tutti loro”, aggiunge il pontefice, ” a ciascuno di loro, rivolgo un sentito appello perché aiutino a trovare vie per superare le diverse contrapposizioni e abbandonino ogni vana pretesa di una soluzione militare”.

E poi ancora: “Ci sia piuttosto un nuovo impegno a proseguire, con coraggio e determinazione, una soluzione pacifica attraverso il dialogo e il negoziato tra le parti interessate con il sostegno concorde della comunità internazionale”.

La serie di appelli non resterà confinata nella grande memoria dei tweet. Sorregge e prepara la giornata di sabato in piazza San Pietro. Una giornata, come si sa, di preghiera, di riflessione, di digiuno a cui hanno aderito in molti. Non sappiamo se questa mobilitazione riuscirà a incidere sulle scelte che soprattutto il Congresso Usa e il presidente Barack Obama prenderà nelle prossime ore.

Ma sono certo che anche i suoi ripetuti appelli, oltre ad una giornata senza cibo, avranno la forza per una riflessione più attenta, meno istintiva, meno legata ad interessi geopolitici e strategici. Molto più vicina al popolo siriano: la vera vittima di una follia in corso da due anni e destinata a pagare l’ennesimo prezzo di una decisione presa, ancora una volta, da altri.

Autore: Daniele Mastrogiacomo | Fonte: Huffingtonpost.it

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