Piccolo glossario ragionato sulla riforma elettorale – parte II (dalla P alla S)

Piccolo glossario ragionato sulla riforma elettorale – parte II (dalla P alla S)

03/06/2013 – Ecco la seconda parte del glossario per capire meglio il tema della Legge elettorale.

Preferenza. Vi è la preferenza quando il cittadino/elettore, oltre a indicare il voto per il singolo partito può anche indicare un’opzione per quanto riguarda il candidato/i candidati che preferisce tra quelli presenti nella lista da lui prescelta. Nel sistema italiano, fino al 1991, era possibile indicare un numero multiplo di preferenze di candidati, naturalmente tutti estratti dalla medesima lista ma a seguito di un referendum popolare abrogativo, il numero di preferenze è stato limitato a 1, al fine di evitare “cordate di candidati” tali da mettere in discussione la trasparenza della competizione elettorale. Il pregio della preferenza è consentire all’elettore di “ottimizzare” il proprio voto non limitandosi solo a scegliere il partito, ma – dentro di questo – anche il candidato. Il difetto però è che la competizione tra candidati rischia di rivolgersi più dentro il partito che fuori e questo – potenzialmente – si può rivelare un problema per le candidature meno forti economicamente o meno supportate dagli apparati di partito, che infatti escono normalmente sconfitte dalla logica “clientelare” delle preferenze.

Premio di Maggioranza. Il premio di maggioranza è il tentativo di tenere assieme rappresentanza proporzionale e esito maggioritario della consultazione. Il premio di maggioranza prevede l’attribuzione al partito/coalizione vincitrice di una quota di seggi in eccesso rispetto a quelli che le toccherebbero in presenza di un riparto proporzionale puro con la finalità di garantire il margine necessario per la costruzione di maggioranze parlamentari stabili. Il premio di maggioranza può essere attribuito al raggiungimento di un determinato quorum (il 25% secondo la legge Acerbo del 1923 o il 50% come previsto dalla c.d. “legge Truffa” del 1949) oppure può essere garantito a prescindere (come disposto dall’attuale legge elettorale italiana, la L. 270/2005).

Proporzionale. Il sistema elettorale proporzionale mira a riprodurre a livello di rappresentanza parlamentare l’esatto rapporto di forza tra i partiti esistente nella società. Il pregio del proporzionale è la sua democraticità e la sua elasticità, dato che è un sistema che registra esattamente i cambiamenti nelle preferenze e negli orientamenti politici. Il principale difetto del proporzionale, però, è dato dalla possibilità che il sistema favorisca una eccessiva polverizzazione della rappresentanza, con pesanti conseguenze sulla stabilità dei governi.

Quorum. Il termine indica la percentuale o il numero di elettori necessario affinché una elezione sia valida. Si utilizza il termine con riferimento alla validità delle consultazioni referendarie (che per produrre effetti prevedono che al voto partecipi almeno il 50% degli iscritti alle liste elettorali), ma è entrato nel dibattito politico quotidiano anche in relazione al meccanismo di funzionamento del premio di maggioranza (v.) previsto dalla normativa elettorale vigente. In particolare, è criticato il fatto che venga riconosciuto il premio non subordinandone l’attribuzione al raggiungimento di una percentuale minima di voti (appunto il quorum), con rischio quindi di creare maggioranze artificiali eccessivamente disproporzionali rispetto i rapporti di forza realmente vigenti nella società.

Riparto. Modalità attraverso la quale – in una competizione proporzionale – i voti espressi vengono trasformati in seggi. Il meccanismo di attribuzione dei seggi non è neutrale, dato che esistono modalità di riparto favorevoli ai partiti grandi (il d’Hondt), altre favorevole ai partiti medi, altre ancora favorevoli ai partiti piccoli, come quella attualmente utilizzata per assegnare i seggi alla Camera dei Deputati.

Sbarramento. La soglia di sbarramento (o clausola) indica la percentuale di voti che un partito deve raggiungere per essere rappresentato in Parlamento. La sua funzione è quella di limitare l’accesso alla rappresentanza ai soli partiti che dimostrano di avere una qualche consistenza percentuale (il 5% in Germania, il 3% in Spagna…) e può essere a livello nazionale oppure – per rappresentare le particolarità territoriali – a livello circoscrizionale. Il sistema elettorale italiano vigente è criticato anche per il numero elevato di soglie di sbarramento previste, 6 diverse tra Camera e Senato.

Sistema Francese. Il sistema elettorale francese è un maggioritario uninominale (v.) che prevede un turno di ballottaggio in tutti i collegi (v.) dove nessun candidato abbia conseguito la maggioranza assoluta dei voti espressi. Il turno di ballottaggio è aperto a tutti i partiti che abbiano conseguito almeno il 12,5% dei voti, ma nei fatti vi partecipano solo i due candidati più votati. Il doppio turno alla francese è un sistema assai apprezzato da molti studiosi e osservatori, ma presenta anche il rischio che – con il meccanismo del ballottaggio – si possano creare maggioranze incompatibili con la natura pluralista del sistema, come accadde in Francia nel 1993, quando il centrodestra ottenne l’83% dei seggi.

Sistema Inglese. E’ il sistema elettorale maggioritario uninominale a turno unico, adottato anche negli Stati Uniti, in India o in Canada. Prevede che il territorio elettorale di riferimento venga diviso in tanti collegi quanti sono i seggi da attribuire, che in ogni collegio ogni partito indichi un proprio candidato e che risulti eletto il candidato più votato di ogni collegio.

Sistema Spagnolo. La Spagna ha un sistema proporzionale (v.) dagli esiti particolarmente manipolativi. La competizione elettorale spagnola – infatti – avviene in circoscrizioni elettorali molto piccole, i seggi vengono attribuiti con un sistema di riparto (v.) premiale per i partiti maggiori e con uno sbarramento di circoscrizione del 3%. L’insieme di questi accorgimenti rende il sistema proporzionale spagnolo particolarmente favorevole alle forze politiche maggiori e ai partiti regionali, a scapito dei partiti medi e piccoli e questo aspetto ha favorito il consolidamento di una competizione bipolare..

Sistema Tedesco. Per l’elezione dei Bundestag il sistema vigente è un proporzionale misto. Il 50% dei seggi vengono assegnati attraverso una competizione uninominale maggioritaria su modello inglese (v.) mentre il rimanente 50% con riparto proporzionale, sbarramento del 5% e previo scorporo dei voti ottenuti per vincere i collegi uninominali. Per l’attribuzione dei seggi ad ogni partito si verifica in via prioritaria la sua percentuale e – qualora il partito abbia raggiunto il 5% – esso viene ammesso al riparto dei seggi in proporzione al proprio peso percentuale. Per determinare chi viene eletto, ad ogni partito si attribuiscono tutti i seggi vinti nella competizione uninominale maggioritaria e quindi – in subordine – tanti seggi quanti mancano per raggiungere la percentuale spettante, individuati nella competizione elettorale proporzionale (su liste bloccate).

Autore: Marco Cucchini

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