Terza repubblica? “Zero +” ci prova

Terza repubblica? “Zero +” ci prova

Il 17 novembre Italia Futura dovrebbe ufficializzare la trasformazione in soggetto politico della galassia di associazioni e movimenti che in questi ultimi giorni si sono ritrovati uniti intorno al manifesto “Verso la Terza repubblica”. «Deve sorgere una forza politica nuova, che sia del tutto alternativa ai partiti esistenti» commenta Piercamillo Falasca, che con il suo movimento, Zero +, prova a fare da pontiere tra i montezemoliani e Fermare il declino.

A Oscar Giannino non è andato giù il rifiuto di Italia Futura di emendare il manifesto con alcune osservazioni mosse dagli anti-declinisti. «Ma c’è spazio per un solo soggetto politico nuovo e la direzione intrapresa da entrambi i soggetti è la medesima». L’ottimismo di Falasca prende le mosse dal fatto che «la Terza repubblica ha bisogno di una forza riformatrice e liberale, fondata su un’alleanza tra imprenditori, startupper, outsider e società civile». Tutto con l’obiettivo di «dare voce a una domanda di cambiamento che pongono 14 milioni di elettori che oggi sono restii ad esprimere il loro voto per la stanchezza maturata nei confronti della vecchia politica».

Il coinvolgimento delle Acli di Andrea Olivero, della Cisl di Raffaele Bonanni e del fondatore della comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi non deve indirizzare il dibattito su una strada sbagliata: «Nessuno vuole fare un nuovo partito dei cattolici – spiega il leader di Zero + – Non è più il tempo per un’operazione del genere. Sulla discontinuità derivata dall’esperienza del governo di Mario Monti, per esempio, l’Udc ha assunto posizioni coraggiose. Occorre rispettare la vivace pluralità che esprime la società italiana, ma non c’è più spazio per continuare con la vecchia politica».

Ancora non è stato risolto il nodo di chi dovrà guidare il nuovo soggetto politico. «Ma finora i partiti sono stati un semplice contorno di un leader carismatico. Noi vogliamo creare un nuovo perimetro entro il quale potersi muovere, replicando il modello dei grandi partiti europei, la cui struttura è stabile da decenni, ma capaci di volta in volta di dotarsi di leadership che li mettono al passo con i tempi».

Non è chiaro se Luca Cordero di Montezemolo deciderà di scendere in campo o no, ma un suo eventuale passo indietro sarebbe da interpretare come un segnale positivo: «Aprirebbe infatti alla possibilità che emergano nuove figure, che sorpassino i leader anziani i cui nomi circolano ancora oggi. Su questo versante occorre osare».

Fonte: opinione.it | Autore: Pietro Salvatori

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